La sua ultima uscita in barca l’aveva fatta, qualche giorno fa, sul “Topo” del suo amico Quinto Pagliarani. Qualche miglia dalla costa di Cesenatico, come mille altre volte, cullato dal ritmo dolce delle onde con la prua verso l’orizzonte del mare. L’ultima immagine che – c’è da scommetterci – avrebbe voluto vedere prima di chiudere gli occhi per sempre.
E invece Italo Bartolini, antesisgnano dei pescatori di Cesenatico e anima della marineria locale, se n’è andato venerdì scorso, a 91 anni, una mattina come tante, stroncato da un infarto improvviso nella sua casa di via Succi. I sanitari del 118 hanno provato a rianimarlo, ma il vecchio cuore di Italo ha smesso di battere prima di arrivare all’ospedale Bufalini.
Con lui se ne va un simbolo verace di Cesenatico, l’uomo che ha sempre vissuto in simbiosi con il porto. Italo – oltre a “Toscanino” e Angelo – aveva un’amica inseparabile con cui ha condiviso mezzo secolo di vita: la sua amatissima “Asso”, l’imbarcazione con le vele al terzo con cui, fino a poco tempo fa, usciva regolarmente in mare. Da quando era in pensione, lo potevi vedere ogni giorno sulla panchina davanti al Muncipio, assieme agli amici di sempre. Quelli con cui gli piaceva fare “bisboccia” tra una ciambella e un bicchiere di Sangiovese (“ma quello buono, però…”). Come tutti i marinai di Cesenatico era un burbero dal cuore tenero, un’istituzione nel mondo della marineria, ma sempre pronto – una volta issate le reti – a dare la battuta. E come tutti i marinai amava raccontare. Come quella volta che, a bordo di una Battana, riferì di essere stato attaccato da quattro o cinque orche (“ma – rideva – i gne cardeva nissun…”). Vedovo da tempo, padre di due figli (Ileana e l’artista Berico), negli ultimi tempi si era dato da fare per
organizzare la rievocazione della Pesca alla Tratta e, durante le operazioni, con la sua voce tonante e quel dialetto strettissimo, era lui ad impartire tutte le disposizioni: “Lassandé i contadain”, “Tan ci bon, stat a ca’”.
Lo scorso anno, in occasione dei 150 anni della Capitaneria, era stato premiato in pubblico. Lui, solitamente schivo, in quel momento, forse aveva capito quanto Cesenatico l’amasse. Un amore ricambiato. Che resterà impresso, per sempre, nella storia di questa città.
A nome di tutti i suoi amici delle vele al terzo
e della sponda di Ponente