fbpx

Si sa, il Portocanale è una delle doti innate di Cesenatico. Ma siamo sicuri che sia stato fatto di tutto, anche gli interventi elementari, per valorizzarlo? Ecco le segnalazioni che abbiamo raccolto da cittadini stufi di notare giorno per giorno delle pecche a un passo da quell’attrazione che contraddistingue la città nel mondo.

Le brutture moderne e oggettive

Non bisogna avere il pollice verde o un chissà quale gusto estetico per notare le poche oasi verdi in balia della decadenza. Quelle palme, ci scusino gli esperti di botanica per il termine non appropriato, sembrano più che altro l’elogio all’incuria visto come si presentano.

E quelle che resistono non sembrano il miglior “benvenuto” a chi si immette nel Portocanale. Quasi sarebbe meglio toglierle, ma confidiamo nell’intervento di chi di competenza.

 

«Chiaro come la notte» viene da esclamare se si alza un po’ lo sguardo durante la passeggiata. Lo dice la stessa radice della parola: lampione che tanto ricorda limpido. Ma altri aggettivi più si addicono alla condizione di quelli che arredano le sponde.

Basta sfogliare il dizionario dei sinonimi: oscuri, opachi, smorti, spenti.

Che l’arrivo della Pasqua ispiri anche le loro pulizie?

 

Il giro dell’oca
Pensiamo al ponte tra via Mazzini e via Saffi. Quello dove tutti fanno e si fanno le foto. Ora pensate al tragitto più facile per arrivarci ad esempio da Cervia. Aggiungiamo una difficoltà. Immaginate di non essere né di Cesenatico né di Cervia, magari di Milano. O magari straniero: russo, tedesco, francese? Fate vobis. Siamo così certi che il tragitto cervellotico che permette da Ponente di arrivare a levante sia così chiaro? Diretto no di sicuro.

E pensare che proprio vicino a quel ponte c’è appena qualche edificio pubblico e turistico di interesse: Comune, Museo della Marineria, Casa di Marino Moretti, Teatro, chiesa, il ponte delle foto sull’iconico museo galleggiante. E anche qualche attività commerciale. Che dire… il giro dell’oca è servito. E anche non poche imprecazioni.

 

De gustibus

E’ quello che molti pensano e che dicono sottovoce. Per molti il Portocanale sarebbe più magico senza alcune attività di «chincaglierie» tra le vetrine. Ma il discorso si complica. Al momento non ci sono responsabilità ma è solo una questione di gusti anche se molti invocano il decoro urbano. Ma chi è titolato per dire che un’attività è decorosa o meno?Qual è la discriminante, il prezzo dei prodotti? La provenienza dei titolari? La tipologia di merce? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

 

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply