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Il Graffio

Il peggio di Cesenatico? Nelle chat di facebook

By 31 Luglio 2017 8 Comments

di Mario Pugliese

Tredici anni di facebook ci hanno reso tutti più smaliziati. Oggi sappiamo, ad esempio, che se sul tuo profilo hai una sola foto del tuo volto a metà e poi hai tutte immagini di gatti, pulcini e unicorni, al 99% sei Ughina Fantozzi. Sappiamo che, anche se siete due cassonetti dell’umido, sotto ogni foto di coppia, tra i primi 5 commenti, ci sarà un “BELLISSIMIIIII”. Sappiamo che Facebook ti fa ritrovare i tuoi vecchi compagni di classe dopo anni (e poi, quando finalmente li hai ritrovati, continui a non cagarli) e sappiamo che cancellare il tuo account è un po’ come scappare di casa: lo stai facendo solo per attirare l’attenzione.

Ho giurato a me stesso che aprirò un profilo facebook solo quando Mark Zuckerberg inserirà il tasto «esticazzi», ma intanto, al di là degli aforismi, i social sono ormai entrati nella nostra quotidianità e – da comunicatore – mio malgrado, devo farci i conti ogni giorno. Anche perché a Cesenatico sono spuntati alcuni personaggi-social che, mentre al bar non se li cagava nessuno, adesso – nel pollaio del web – sono diventati delle vere e proprie celebrità.

C’è il pescatore che, da cinque anni, posta ogni giorno l’alba e il tramonto, c’è lo scoglio di Acitrezza che, grazie ai ritocchi di Photoshop, nella foto di copertina sembra Belen, c’è il tuttologo di Oxford che – parafrasando Faber – «dispensa consigli sentendosi come Gesù nel tempio», c’è l’ex politico di maggioranza che ogni volta che esterna su facebook ti viene da pensare: «Boh, sarà stato il t9?», c’è la casalinga che si crede Confucio e, ogni giorno, regala le sue perle da «Baci Perugina», ci sono le mamme «no vax» che danno dei corrotti agli scienziati rischiando querele per diffamazione e ci sono i delatori irriducibili, quelli col campanile al rovescio che sembra vivano a Cesenatico solo per il gusto di infangarla.

Ci sono, soprattutto, tanti, troppi razzisti aridi e ripugnanti che, per 14 immigrati in più (in una città che d’estate ospita tre milioni di forestieri), alzano le loro barricate ideologiche, sfogando tutto il loro meschino egoismo. Una combriccola circoscritta che strepita sulla rete ma che è – e deve restare – una gretta minoranza nella società reale.

Odio generalizzare e certamente esiste anche qualche rincuorante eccezione ma – poiché di solito il colto possiede la virtù della discrezione e l’ignorante il vizio dell’ostentazione – ho la vaga impressione che, nelle chat di facebook, sgomiti semplicemente il peggio del peggio di questa città, tante persone di cultura abietta e di scarso profilo intellettuale che, senza alcuna preparazione, animate solo da un’immotivata autoreferenzialità, ci regalano ogni giorno un colorito bestiario delle miserie umane. Perché l’analfabeta, si sa, deve sempre dettare e, quando il sole della cultura è basso, i nani sembrano giganti.

Per fortuna, i protagonisti «attivi» di questo circo Barnum dell’imbecillità sono sempre gli stessi (al massimo qualche decina) e i loro proseliti, il più delle volte, dopo qualche rimbalzo, si squagliano come neve al sole. Per loro, che nella giungla del virtuale cercano solo il riscatto sociale, non vedo possibilità di conversione.

Lancio invece un appello – che temo cadrà nel vuoto – agli amministratori dei gruppi social, coloro che, anche se ancora non lo sanno, diventeranno gli editori del domani: fate argine contro l’ignoranza, diffondete opinioni ma non allarmi sociali, interpretate con responsabilità il vostro ruolo di moderatori e bannate senza indugio chi predica intolleranza e xenofobia. Date un giro di vite alla stupidità di pensiero e, anche se vi sentite soli, non abbiate paura di censurare la violenza verbale e il populismo qualunquista della maggioranza. In questo modo, facebook diventerà un posto migliore e anche la parte più colta e rispettabile di questa città – forse – inizierà a metterci piede.

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