Era uno dei tratti caratteristici di Cesenatico. Quell’insegna del Peccato Veniale era enorme, lunga, sorretta in qualche modo sopra viale Carducci; è stata un po’ l’impronta digitale di un’epoca della città. Fosse anche per la triade che quell’insegna chiamava in causa: Giorgio Ghezzi, allora proprietario del Peccato Veniale; Dario Fo che gli diede il nome (al locale) e Tinin Mantegazza che l’ha disegnata con il serpentone goduto intento ad addentare la mela.
Quando è stata tolta da una delle vie principali di Cesenatico è iniziato l’oblio per quello che ora è, a nostro dire, uno dei cimeli più vividi della città. È stato messo in disparte per un discreto periodo in un hotel poi dal Museo della Marineria hanno preso la briga di portarlo sotto la propria “coperta” protettiva.
Al momento è all’esterno del museo in una parte non accessibile al pubblico dove è stata collegata a dei tiranti che la sorreggono e le impediscono di cedere definitivamente il passo al tempo, agli agenti atmosferici e alla forza di gravità. Non è ben messa; parte del plexiglass è rotto e molte “fette” della struttura sono completamente “mangiate” dalla ruggine. Per finire alcuni neon sono rotti e la scritta “Peccat” è sparita. Insomma ha visto notti migliori.
Ma potrebbe presentarsi prossimamente l’ipotesi e l’impegno di ristrutturare quel simbolo di una Cesenatico non così lontana e ancora scolpita nella mente di tanti.
Ho passato tutte le estati della mia infanzia fono ai 17, 18 anni a Cesenatico e quell’insegna fa parte di me, bellissimo ricordo.
Giovanni