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a cura dello staff di Jazzenatico

Uno degli ingredienti che rendono unica l’identità di Cesenatico è il suo patrimonio artistico. Sono molti i volti che hanno dato, e danno tuttora lustro alla città per quanto hanno saputo dire con il proprio talento. Il festival Jazzenatico è nato per promuovere, in particolare, l’ambito musicale. A Cesenatico, i musicisti che hanno dato un contributo importante, portando alto il nome della loro città, sono numerosi. Ma Jazzenatico vuole fare cultura, musicale e non solo, anche al di là della programmazione invernale ed estiva: da qui nasce l’idea di una rubrica di interviste che hanno come protagonisti gli artisti del territorio. Perché l’orgoglio e il rispetto verso di loro è un sentimento che Jazzenatico vuole condividere con tutti.

Fabio Nobile

La musica gli scorre nelle vene fin dalla più tenera età. Cresciuto in una casa che è un tempio della musica e della arti, il sassofonista Stefano Fariselli non ha mai smesso di affinare il mestiere attraverso studio, live, didattica e tutto il bagaglio di vita che dà corpo alle note del sax.

Chi ha segnato di più il tuo percorso?
Ho studiato flauto al conservatorio di Pesaro e mi sono dedicato al sax da autodidatta. I miei primi maestri sono stati mio padre Terzo e mio fratello Patrizio, ma devo molto anche ai colleghi e amici di una vita Roberto Monti, Stefano Travaglini, Marco Tamburini e Glauco Oleandri. Ho imparato molto da Guido Pistocchi, a cui devo l’aureo insegnamento “quando sbagli, sbaglia forte” e dal mio allievo Alessandro Scala, che mi ha spinto a mettere in parole quello che avevo acquisito grazie all’ascolto.

A Cesenatico la musica trova piena espressione?
Ci sono dei bei progetti, ma c’è poca unità nella comunità dei musicisti. Si tende a difendere il proprio orto a discapito di una vera cooperazione. Se invece si creasse un comitato, la programmazione musicale ne uscirebbe potenziata. Per fare cultura in Italia si dovrebbe puntare più sulla qualità dei progetti e sottostare meno ai diktat del commercio. A Cesenatico, il mio tentativo di costituire una banda cittadina ancora non ha trovato realizzazione.

Quali sono state le esperienze più rilevanti che hai fatto?
Registrare in studio è stata una grande palestra perché è come essere nudi e nessun errore può essere mascherato. Suonare all’estero mi ha dato molto, così come la mia permanenza a New York, dove ho studiato con i musicisti che ascoltavo nei dischi (Pharoah Sanders e George Coleman).

Cosa significa per te fare fare musica?
Emozionare la gente con il mio suono, che non è solo una questione di tecnica. Dallo strumento passa il vissuto di una persona, le sue vibrazioni, la sua esperienza. La musica non sono solo le note, è la vita: è questa che bisogna trasmettere. Anche l’insegnamento è essenziale per me, per questo voglio realizzare una app con sequenze e basi che aiuti i ragazzi nello studio.

 

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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