Quattrocento volte addio. A dare l’ultimo saluto a Mattia Piscaglia di appena 22 anni c’erano tutti. Stretti tra le panche della chiesa di Santa Maria Goretti, vicini sul sagrato.
C’erano centinaia di ventenni o poco più, decine di pescatori, decine di divise della Cri.
C’era la squadra della Sammaurese in divisa perfettamente in riga al lato destro e sinistro del feretro come a simboleggiare un grande abbraccio.
E le lacrime hanno solcato visi così giovani che non dovrebbero conoscere la parola lutto. Lacrime che hanno solcato visi rugosi più abituati al sapore aspro del sale che all’amarezza della commozione.
Anche per il parroco non è stato facile giustificare una morte così improvvisa con il mistero della fede. “Anche per me è difficile – ha detto – enunciare parole capaci di lenire la sofferenza. Forse solo il silenzio, le lacrime e la preghiera posso aiutare a sopportare la morte improvvisa di un giovane pieno di vita. Il silenzio è una carezza che aiuta a vedere la luce e in questo silenzio Dio ci parla e accoglie Mattia che è partito per la casa del Signore in anticipo”.
A fine cerimonia un rappresentante della Sammaurese ha preso la parola per dare voce a tutti i compagni.
“Appena l’altra sera ci chiedevi chi aveva bisogno di un massaggio e non potevamo immaginare che ci saremmo trovati oggi, qui. Scenderai in campo sempre con noi e continueremo a vincere insieme e non ci mancherà il tuo incitamento”.
All’esterno della chiesa la Croce Rossa raccoglieva le offerte utili all’acquisto di un defibrillatore, un gesto carico di importanza e significato. Tra le centinaia di presenti c’era anche il sindaco Matteo Gozzoli.
All’esterno, sul sagrato della chiesa, il passaggio del feretro è stato accompagnato dall’inno dell’Inter, squadra del cuore di Mattia che porterà con sé i colori neroazzurri. Poi anche l’ultima campana ha smesso di suonare, senza far rumori si sono spente le luci della chiesa e il lungo corteo si è avviato. In silenzio.