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In un post Sanremo avvelenato da noiose polemiche è spuntata la proposta di legge del Carroccio. Un provvedimento che fissa una “quota” per tutte le emittenti: il 33%. Cioè su tre canzoni trasmesse in radio una dovrà essere di un autore italiano. E di questo 33%, spiega il parlamentare, “il 10% dovrà essere dedicato ai giovani autori e alle piccole case discografiche”.

Cosa comporterebbe? È mera propaganda? Lo abbiamo chiesto a chi ha fatto della musica la propria professione.

Corrado “Ray” Magalotti dell’etichetta discografica Tam Tam Studio

“l’ennesima, inutile, sparata socio-politica”

“A dire il vero, credo che la cosa sia già in pratica da almeno un decennio, una sorta di autoregolamentazione, caldeggiata dalle major, alla quale nessuno fa caso. Se non vado errato la Francia ha una soglia del 50% già da molti anni (credo dagli anni ’80). E francamente, quelli che ascoltano radio e ai quali questa regolamentazione dovrebbe essere destinata, ovvero i più giovani, sono ampiamente distanti dal mezzo radiofonico, più favorevoli a youtube, Spotify ecc. E la playlist se la fanno da soli. Mi sembra l’ennesima, inutile, sparata socio-politica”.

Fabio Nobile

“Siamo ancora decisamente esterofili”

“Le radio in Italia negli ultimi 20 anni hanno talmente indirizzato la diffusione al punto che gli stessi artisti italiani si sono allontanati dalla tradizione per dedicarsi a produzioni che sembrassero provenire dall’estero. Io sono favorevole a legittimare lo spazio affinché gli artisti italiani possano avere l’opportunità di dar sfogo alla propria creatività e crescere sotto questo punto di vista senza per forza copiare per essere “trasmesso”. Così facendo si potrebbe anche alzare il livello delle programmazioni. Basti pensare che un modello simile è già presente in Francia da diversi anni; un altro esempio è quello del Messico dove la “produzione” è soggetta a tasse se impiega musicisti stranieri. In Italia parecchi dei nostri big sarebbero molto tassati. Siamo ancora decisamente esterofili”.

Chicco Capiozzo

“Dateci cultura!”

“La musica deve essere di tutti senza barriere tra stati; sono d’accordo sul fatto che in radio passi più cultura quindi non solo pop. Vorrei che si permettesse all’artista di esprimersi senza troppi vincoli legati al minutaggio che tagliano fuori numerosi brani. Largo a giovani emergenti che in Italia ci sono ma che non hanno sufficienti spazi e vorrei che fosse chi ascolta a decidere i pezzi che meritano successo. Io ho due figli maschi che ascoltano radio e il trap dal contenuto scarno a livello musicale. A noi interessa che ci vanga data cultura per radio e tv!”.

Sam Palia

“I Big non li sposti dalla programmazione radio”

“Penso che ci sono interessi troppo forti e non succederà mai. I Big non li sposti dalla programmazione radio e gli emergenti se non hanno case discografiche potenti e paganti non possono sperare di venire programmati dai network principali”.

Lasciamo fare le scelte a chi conosce non a chi punta ai voti. Troppi sono abbagliati dall’aspetto più luccicante dell’arte: i concerti, i dischi, le mostre. Poco si sa della quotidianità e della ricerca di qualità artistica che guida chi ha fatto dell’arte un lavoro e non solo uno stile di vita.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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