Gli anni passano e le città cambiano volto, i borghi, anche quelli di mare, mutano in parte la propria fisionomia. Le tendenze e le mode si riscoprono anno dopo anno con un pizzico di novità. Se nel film “Amici miei” un simpatico bontempone si chiedeva “cos’è il genio”, noi ci e vi chiediamo: “cos’è la tipicità?”. Quest’introduzione è doverosa per parlare di un anniversario. Oggi, 23 giugno ma di 20 anni fa apriva per la prima volta la Piadineria della Titti che oggi è in via Mazzini accanto al teatro.
In venti anni, quanti governi nazionali e cittadini si sono succeduti? Quante cose sono cambiate in cucina tra vegani, fruttariani, diete varie ecc ? Quante estati si sono avvicendate? Ebbene da 20 anni dietro il bancone c’è Marco Briganti ad ascoltare le chiacchiere del cliente di turno e ad accogliere la richiesta dell’affamato anche quando ordina piadina squacquerone, rucola e mortadella (accaduto veramente) o un bel cappuccino alle 16 di sabato pomeriggio allietato con patatine (anche questa ahimè triste verità).
E dietro quelle teglie, in inverno o in estate con il caldo torrido e l’umidità, c’è da 20 anni lei, la Titti, un nome che già di per sé è un brand come direbbero i fighetti perditempo delle agenzie milanesi. Quante ne avrà preparate in 20 anni di perfette rotondità culinarie farcite, semplici e arrotolate?
Pensate un attimo a cosa succede ai nostri sensi quando, per esempio, in pausa pranzo il vostro stomaco reclama quella piadina igp neanche fosse un corteo della Fiom, pensate a cosa succede al vostro olfatto quando quel profumo caldo e avvolgente impermea le narici e vi fa pensare: “Sì sono a casa” fino al jackpot sensoriale che scaturisce quando quel bel piatto di piadina tracotante si palesa a portata di fauci dove non può sfuggire.
Davvero complimenti a tutta la piadineria dalla Titti perché senza di loro Cesenatico non sarebbe così tipica.
NB Questo non è un redazionale, questo è un articolo scritto dopo anni di prove sul campo.