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C’era anche Alessandro Spada, nelle vesti di organizzatore della Gran Fondo Nove Colli di Cesenatico, tra i relatori del convegno “Organizzare oggi: security, safety e nuovo disciplinare delle scorte tecniche alle gare ciclistiche” che si è svolto sabato scorso al Museo dell’Oratorio dei Fiorentini di Bologna.
Un check molto interessante sulle novità introdotte dalla nuova legge sulla sicurezza nelle gare ciclistiche, ma anche un’occasione per riflettere su un mondo – quello del ciclismo amatoriale – che si muove verosimilmente a due velocità. Ci sono le grandi manifestazioni, quelle che hanno grandi numeri e dunque le risorse per investire nella sicurezza, e ci sono le piccole rassegne – quelle che hanno introiti risicati – e che, verosimilmente oberate dai costi imposti dal nuovo disciplinare delle scorte tecniche, rischiano già dal 2020 di sparire.

Sul tavolo del convegno la madre di tutte le domande: come si organizza oggi una gara ciclistica? Quali sono gli standard di sicurezza che vanno garantiti? E, soprattutto, cosa cambia per gli organizzatori con l’introduzione del nuovo disciplinare?
A rispondere un ricco e qualificato lotto di autorità e di addetti ai lavori: oltre al presidente della FCI Renato Di Rocco e Roberto Sgalla, presidente di Formula Bici e della Commissione Nazionale Direttori di Corsa e Sicurezza della FCI, si sono avvicendati gli interventi del prefetto Matteo Piantedosi, Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, e del prefetto Franco Gabrielli, Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.

Ha poi fatto seguito una tavola rotonda che ha coinvolto Giandomenico Protospataro, vicequestore della Polizia di Stato, Mauro Vegni, responsabile del ciclismo per RCS Sport, Luigi Altamura, Comandante Polizia Municipale di Verona e Referente ANCI per la sicurezza, il consigliere nazionale Gianantonio Crisafulli, referente del Settore Amatoriale FCI, Ivan Piol, della GS Sportful Dolomiti Race e Vittorio di Santo, responsabile della sicurezza per la 1000 Miglia.
Ad aprire i lavori è stato l’ex Prefetto Roberto Sgalla che, dopo l’introduzione nel giugno scorso del nuovo disciplinare, ha lanciato un accorato appello alla Polizia Stradale: “Adesso è importante che i controlli si facciano e che si sanzioni chi non rispetta le regole”. Sgalla ha parlato della necessità di un “bilanciamento degli interessi in campo”, chiedendo in particolare all’Anci una “necessaria uniformazione delle documentazioni relative alle autorizzazioni”. Poi non ha negato l’aumento dei costi per gli organizzatori “che, senza drammi, vanno ripartiti tra i partecipanti alle corse”, puntando l’indice contro “chi offre granfondo a 25 euro, giocando al ribasso sulla pelle dei ciclisti”.

Renato Di Rocco, dopo aver difeso la “qualità eccellente dell’organizzazione ciclistica italiana”, ha rilanciato il tema ambientale e criticato chi “alimenta un agonismo senza senso anche in gare amatoriali”. Un concetto ripreso dal Capo di Gabinetto Matteo Piantedosi che ha sottolineato “l’imponderabilità di alcune situazioni”, come quella avvenuta all’ultima edizione della Gran Fondo della Versilia “dove – ha detto – un ciclista ha perso la vita per la sciocchezza imprevedibile di un’automobilista”.
Molto atteso ed apprezzato l’intervento del Capo della Polizia Gabrielli che – dopo aver ribadito “che la sicurezza ha un costo” – ha parlato soprattutto della necessità di promuovere una “nuova cultura sportiva” e si è scagliato contro “la bulimia delle norme, che rende complicata la distribuzione dei compiti e quindi, in caso d’incidente, la definizione delle responsabilità”.
Anche il direttore del Giro d’Italia Mauro Vegni ha messo in luce la necessità di una “semplificazione normativa”, ricordando le difficoltà che anche Rcs incontra puntualmente nell’organizzazione del Giro per colpa di “regole cavillose e talvolta di difficile interpretazione”.
Durante la tavola rotonda non sono mancati gli spunti polemici, come quando Gianantonio Crisafulli, referente del Settore Amatoriale FCI, ha puntato il dito contro gli altri enti di promozione che “hanno sottratto corse alla Federazione in virtù di regole meno rigide e di un atteggiamento nei confronti della sicurezza verosimilmente molto più superficiale”.
Al termine del convegno, come detto, ha preso la parola anche Alessandro Spada. Presentandolo, il moderatore Luca Gialanella della Gazzetta dello Sport, con tono allusivo, ha detto che “quest’anno – in occasione del suo 50° anniversario – la Nove Colli proporrà ai suoi appassionati una grande sorpresa…” (chiaro il riferimento alla tappa del Giro d’Italia ospitata il prossimo 21 maggio da Cesenatico proprio sul tracciato della storica granfondo).

Il presidente Alessandro Spada

Il presidente del Gc Fausto Coppi, in particolare, ha illustrato l’imponente dispositivo di sicurezza che, già da molti anni, viene applicato alla Nove Colli con i 1300 volontari dislocati sul percorso, i 350 addetti A.S.A. (addetti alla segnalazione aggiuntiva), i trenta mezzi di soccorso (tra ambulanze e moto medicalizzate), le navette per il recupero dei mezzi incidentati ed un’articolata piattaforma di professionisti della sicurezza che vigila non soltanto sui corridori, ma anche sulle maestranze che – già diversi giorni prima dell’evento – si occupano dell’allestimento del perimetro corsa.
Spada ha ricordato il velodromo in costruzione a Cesenatico (“che – ha detto – ci consentirà di proseguire nella nostra attività giovanile garantendo standard di sicurezza elevatissimi”) e, sul nuovo disciplinare – che prevede protocolli più rigidi e nuove assunzioni di responsabilità – ha chiosato: “La verità è che noi organizzatori siamo dei folli perché i rischi sono sempre più alti. In queste 49 edizioni della Nove Colli siamo sempre stati fortunati e non abbiamo mai registrato gravi incidenti, ma ciò non toglie che io, in qualità di presidente della Fausto Coppi, senza percepire alcun stipendio, devo assumermi la responsabilità di mettere in strada dodicimila ciclisti provenienti da tutto il mondo. Solo un folle come me lo farebbe”.

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