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L’hotel Ancora di Cesenatico torna alla famiglia Coppola. Mancando il requisito della “pericolosità”, infatti, la corte d’appello di Bologna – accogliendo le istanze degli avvocati difensori – ha disposto l’immediata restituzione dei beni congelati nel novembre del 2020: oltre all’albergo di via Talete, anche 26 appartamenti a lido di Savio sequestrati ai fini della confisca due anni fa nell’ambito dell’inchiesta sui presunti fallimenti pilotati, finalizzati secondo la procura di Ravenna a svuotare le società che gestivano strutture turistiche lungo la Riviera portandole al collasso.

 
 
 
 
 
 
 
 

Il provvedimento segna un punto a favore della famiglia Coppola e ridimensiona i contorni di un’intricata vicenda giudiziaria che ha portato al processo nei confronti dei fratelli Christian e Ivan Coppola, imprenditori di origini campane e di alte quattro persone ritenute complici di una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta con operazioni di distrazione e riciclaggio.

Il procedimento penale è attualmente a dibattimento davanti al collegio del Tribunale di Ravenna e vede tra gli imputati anche un avvocato riminese. Sono accusati a vario titolo di aver gestito attraverso “teste di legno” diverse strutture ricettive del litorale, svuotandole di risorse economiche per complessivi 5 milioni di euro e portandole, in maniera premeditata, al fallimento.

L’inchiesta prese piede ormai una decina d’anni fa dopo un esposto presentato da un gruppo di operatori turistici romagnoli che nel 2012 si erano rivolti alla Procura e alla Guardia di finanza denunciando una gestione opaca di attività alberghiere nelle zone di Cesenatico e Lido di Savio che costituivano una forma di concorrenza sleale oltre che, sempre ad avviso dei denuncianti, un danno endemico per tutto il sistema ricettivo.

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