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Questa volta la tromba d’aria ha colpito la vicina Milano Marittima devastando il patrimonio boschivo e lasciando dietro di sé una miriade di auto danneggiate dai tronchi dei pini caduti. Ma anche Cesenatico, come tutti le località costiere, non è nuova a questi eventi calamitosi e, anche nel recente passato, in tanti hanno dovuto fare i conti con gli ingenti danni provocati da esondazioni e nubifragi, ma soprattutto dagli alberi rovinosamente franati su vetture, cancellate e abitazioni. E allora, in questi casi, chi paga?

Di norma, se a provocare i danni è un albero o un ramo che dimora nella pubblica via, dovrebbe essere l’amministrazione comunale ad assumersi tutte le responsabilità. Ma, nei fatti, con le casse pubbliche sempre più vuote, la tendenza a Cesenatico (ma anche altrove) è quella di respingere, almeno in prima istanza, ogni richiesta di risarcimento.

Il Comune, in particolare – anche se il tronco caduto risulterà secco o malato – si auto-scagiona da ogni colpa dimostrando di aver svolto tutte le manutenzioni ordinarie agli alberi di sua competenza. Una volta esibite le certificazioni che attestano i controlli effettuati, al povero cittadino resta una sola possibilità: rivolgersi ad un legale.

A quel punto, il Comune vacilla perché sa che quelle documentazioni, in tribunale, potrebbero non bastare. Aver effettuato tutte le manutenzioni, infatti, non cautela l’ente pubblico (così come il privato cittadino, del resto) da eventuali risarcimenti.

A quel punto, gli uffici comunali avviano una negoziazione, rifiutandosi di norma di pagare l’intero risarcimento, ma comunque presentando un’offerta. Di solito, si arriva al massimo al 50% del danno accertato. Se al cittadino non basta e respinge l’offerta di mediazione, il Comune accetta il rischio del processo, dove una giurisprudenza abbastanza sibillina non gli dà alcuna garanzia di vittoria, ma neppure di condanna. I casi finiti a processo, tuttavia, sono molto rari perché, di solito, il cittadino è spaventato dai tempi biblici dei processi e, dunque, seppur a malincuore, desiste a accetta la mediazione. Ovvero, al massimo, la metà del danno riportato.

Dunque, in che modo ci si può tutelare? L’unica possibilità è assicurare abitazioni e vetture con polizze ad hoc, ovvero aggiungendo all’assicurazione la garanzia accessoria dei danni provocati da eventi atmosferici. Ma, anche in questo caso, potrebbe non bastare. In caso di calamità naturale, infatti, come terremoti o esondazioni, tutte le responsabilità vengono annullate, le polizze diventano carta straccia e l’unico modo di avere qualche soldo di risarcimento sono gli indennizzi che la Regione di solito stanzia per questi casi eccezionali. Ma, anche in questo caso, i tempi effettivi di riscossione non sono brevi.

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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