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Covid come curarsi a casa. Non c’è dubbio che, rispetto alla prima ondata pandemica (dove sono stati commessi tanti errori, alcuni costati carissimo) oggi ne sappiamo di più in tema di coronavirus. E così è in via di definizione un nuovo documento.  “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2” è redatto in collaborazione con l’istituto superiore di sanità. Quindi fungerà da protocollo per i medici di base.

Il documento ora è oggetto di confronto con le organizzazioni dei medici di medicina generale e la Federazione degli ordini dei medici. Contiene le raccomandazioni per la gestione farmacologica in ambito domiciliare dei casi lievi di Covid-19. Il protocollo si applica sia ai casi confermati sia a quelli probabili. Ovvero un caso che presenta criteri clinici compatibili con Covid-19 e abbia avuto un contatto probabile o confermato con un caso certo. Nel documento per caso lieve si intende: presenza di sintomi come febbre non superiore a 37.5°C, malessere, tosse, faringodinia, congestione nasale, cefalea, mialgie, diarrea, in assenza di dispnea, disidratazione, alterazione dello stato di coscienza.

Ebbene, cosa dovranno fare i medici di base di fronte a questi pazienti? Misurazione periodica dell’ossigeno con saturimetri; non utilizzare idrossiclorochina; non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri; ricorrere a trattamenti sintomatici come il paracetamolo; non modificare terapie croniche in atto; corticosteroidi, eparina e antibiotici solo in precise situazioni; non sono raccomandati supplementi vitaminici e integratori.

Nel protocollo spicca, in particolare, il no all’idrossiclorochina. È stato infatti provato un quadro di sostanziale assenza di ogni beneficio clinico associato al trattamento in questione, per giunta con possibili impatti negativi determinati da effetti collaterali anche gravi e potenzialmente letali per il paziente.

Per gli asintomatici o paucisintomatici il farmaco di elezione è, infatti, sempre il paracetamolo per i sintomi febbrili, gli antinfiammatori solo se il quadro clinico del paziente Covid inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza per evitare di aggredire il sistema immunitario del malato. Nessun antireumatico nè antibiotici. Eparina per le persone che hanno difficoltà a muoversi.

Covid curarsi a casa. Si consiglia inoltre una idratazione e nutrizione appropriata e di non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive o anticoagulanti), in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni pre-esistenti. Per quanto riguarda i farmaci, si indica di non utilizzare corticosteroidi, il cui uso a domicilio può essere però considerato in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, soprattutto se in presenza di un peggioramento dei parametri dell’ossigeno.

 
 
 

Infine non utilizzare eparina se non nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto, e non utilizzare antibiotici.  L’eventuale uso  di antibiotici è da riservare solo in presenza di una persistenza della sintomatologia febbrile per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica. Si indica anche di non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente. Inoltre, si rileva nella bozza, non esistono, ad oggi, evidenze solide di efficacia dei supplementi vitaminici e integratori alimentari, quali vitamina D, lattoferrina, quercitina, il cui utilizzo non è quindi raccomandato.

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