A placare un po’ le polemiche ci ha pensato questa mattina il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli che, intervistato da Radio 24, ha assicurato che “le imprese che rispettano i Protocolli e consentono ai dipendenti di lavorare in sicurezza non dovranno rispondere penalmente dei contagi”.

Dunque, a detta del Ministro, la responsabilità giuridica dell’impresa in caso di contagio da Covid-19 di un dipendente “non scatterà per le aziende che seguono i protocolli sulla sicurezza” (che, per altro, il Governo deve ancora rendere noti). E su quei casi “che non possono essere dimostrati come maturati all’interno dell’azienda”, il Ministro – condividendo la preoccupazione degli imprenditori – ha assicurato che “Governo e Parlamento se ne occuperanno”.

Ma, se questa è la linea dell’Esecutivo, bisognerebbe chiedersi allora per quale ragione il Decreto “Cura-Italia” del 17 marzo scorso – rafforzato da una circolare Inail del 3 aprile – dice esattamente il contrario. Ovvero che “il contagio da coronavirus di un dipendente viene equiparato ad un infortunio sul lavoro e la responsabilità civile e penale è dell’azienda per cui lavora”.

A giudizio, dunque, ci finisce l’impresa a prescindere da dove sia avvenuto il contagio e a prescindere dalle norme di sicurezza adottate dall’azienda.

La norma, che per le imprese del turismo rappresenta l’ennesima beffa, è stata duramente contestata perché, in una stagione già compromessa, sottoporrebbe gli imprenditori a dei rischi assurdi.

Quindi – a parole – il Governo dà ragione alle imprese ma – nei fatti – promulga atti che vanno esattamente nella direzione opposta. Gli operatori turistici, in particolare, lamentano l’illogicità di una norma che li considera, come premessa giuridica, sempre e comunque responsabili del contagio del dipendente. Ergo, se io impongo ad una cameriera l’utilizzo di mascherina, grembiule e guanti mono-uso e poi la sera lei, andando in giro per locali, contrae il Covid, il caso viene trattato come un infortunio sul lavoro e la responsabilità è tutta dell’imprenditore.

I contagi tra lavoratori denunciati all’Inail tra la fine di febbraio ed il 4 maggio sono stati 37.352 e, in tutte queste situazioni, a meno di improvvise sanatorie, il titolare dell’azienda finirà a processo. Ora, è vero che gran parte delle denunce riguarda il settore della sanità e dell’assistenza sociale e che, in questo modo, si è voluto premiare con un indennizzo economico veloce quei lavoratori più esposti al rischio, ma ora questo schema viene esteso anche al settore del turismo creando delle ingiustizie assolutamente insostenibili.

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