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Diario di Attilio – Cap VIII “Ritorno a Cesenatico”

By 24 Febbraio 2015 Gennaio 18th, 2022 No Comments

Le avventure di Attilio hanno preso un nuovo corso. Dopo tanti, lunghi mesi stretto nel giogo dell’oppressione nazista e dopo aver perso dei “colleghi”, l’arrivo degli americani ha permesso le procedure per rientrare in Italia. E’ stato caricato in una tradotta merci insieme ad altri 40 diretto verso il confine italiano. Ecco il racconto in prima persona di Attilio grazie alle pagine diffuse dai figli Mauro e Giulio

Al Brennero ci fecero scendere per il cambio della tradotta e tra prigionieri italiani e tedeschi che rimpatriavano successe un putiferio che fu sedato con l’intervento dei nostri partigiani che avevano il compito di accompagnarli alla frontiera. Attraversammo Trento e Bolzano senza accorgercene perché lì erano in Italia come territorio ma tedeschi come razza, quindi c’era poco da pretendere.

Quando prendemmo il treno in direzione per Bologna capimmo di essere in territorio italiano. Lungo la strada ferrata e alle stazioni c’erano tanti caldi saluti e distribuzione di viveri ovunque. Arrivammo a Bologna nella notte e chi voleva fermarsi per la notte poteva farlo, era tutto gratuito. Io ho preferito continuare perché troppa era l’ansia di arrivare a casa visto che da più di un anno non avevamo notizie. Io e uno di Cervia arrivammo a Cesena verso le tre di notte, la stazione era al buio ma piena di persone che aspettavano giorno e notte parenti e amici.

Mi si avvicinò una signora che disse di conoscermi perché era stata a Cesenatico in ferie a casa della sorella e aveva visto una mia foto da militare ed era vero perché mi chiamò per nome e cognome. Mi disse che alla mia famiglia nulla era successo e questo fu per me un grande sollievo. La signora mi offrì ospitalità, ma rifiutai perché avevo troppa fretta di arrivare a casa. Siccome mezzi di trasporto non ce ne erano pensai di arrivare a piedi; con tutta la strada che avevo fatto in Germania non mi spaventavano gli ultimi 14 chilometri. Ma dei ferrovieri mi presero da parte dicendomi che sarebbe stato pericoloso per via dei posti di blocco che avrei trovato per la strada. Aspettai il giorno seguente e arrivato all’incrocio per Rimini mi fermai ad attendere qualche mezzo per un passaggio.

Dopo mezzora arrivò un camion degli alleati diretto proprio a Cesenatico e mi dissero che potevo salire nel cassone dietro dove c’erano sedute una donna e la sua bambina. Io rimasi in piedi perché la strada era tutta buche, questi erano i segni della guerra. Arrivai di fronte all’ospedale di Cesenatico intorno alle 8 del mattino, sia l’ospedale che tanti altri fabbricati presentavano i segni dei bombardamenti e io mi incamminai verso casa pensando cosa fosse successo ai miei.

Arrivato nei pressi del ponte che divide Cesenatico dal Canale (il ponte del gatto, ndr) vidi una persona di schiena appoggiata alla spalliera del ponte. Mi avvicinai e vidi in quella persona mio padre!”.

(Continua…)

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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