
Così il Movimento 5 Stelle torna sul caso e svela un retroscena: «Nell’accordo di conciliazione, firmato lo scorso 29 settembre, Apte la presidente Liviana Zanetti hanno scritto nero su bianco che a Fabio Grassi non potrà essere comminata nessuna sanzione che vada oltre i 6 mesi di sospensione dal lavoro già in atto. E questo anche se le indagini che la magistratura sta portando a termine dovessero scoprire nuovi risvolti penali su questo scandalo, anche negli anni passati – spiega il consigliere regionale M5S, Raffaella Sensoli – Un’assurdità resa ancora più grave dal fatto che a firmarla sia stata una società a maggioranza pubblica nei confronti di un suo dipendente sul quale è in corso un’indagine della magistratura. Come è stato possibile firmare un accordo del genere? Questo significa che se anche il dottor Grassi in futuro dovesse essere rinviato a giudizio e condannato con l’accusa di truffa e peculato verso APT, lui potrà tranquillamente ritornare a svolgere il proprio lavoro e intascare il suo stipendio a cinque zeri? A questo punto ribadiamo ancora una volta la nostra richiesta di dimissioni della presidente Apt, Patrizia Zanetti».
