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I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Forlì stanno eseguendo l’ordinanza con la quale il Gip del Tribunale di Forlì (dott.ssa Monica Galassi), su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto una misura interdittiva di “divieto di esercitare attività d’impresa” nei confronti del principale indagato e il sequestro preventivo di beni per il valore complessivo di circa 9 milioni di euro.

L’attività, denominata Fantacalcio, eseguita dal Compagnia di Cesena giunge nell’ambito di complesse indagini che hanno interessato il Cesena Calcio, dichiarato fallito nell’agosto del 2018.

Le investigazioni effettuate dalle Fiamme Gialle hanno tratto origine da attività informativa svolta nel mese di febbraio del 2018, in merito a possibili condotte illecite connesse alla compravendita di giovani calciatori avvenute tra la società fallita (già militante nel campionato di calcio di serie B) e il Chievo Verona.

In ragione delle informazioni acquisite la Procura della Repubblica di Forlì ha immediatamente avviato il relativo procedimento penale che ha indotto a ipotizzare fondatamente la commissione dei reati di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e i reati tributari di emissione ed utilizzo di fatture false.

Nello specifico è emerso che, negli anni dal 2014 al 2018, il Cesena Calcio e il Chievo Verona hanno effettuato delle reciproche compravendite di calciatori minorenni che, in realtà, si verificavano solo cartolarmente (atteso che il giocatore non si trasferiva mai presso la nuova società in ragione della contestuale stipula del “prestito”) e a valori del tutto sproporzionati. I giovani atleti, infatti, oltre a non venire mai utilizzati dalla società acquirente venivano addirittura “prestati” a squadre dilettantistiche.

In questo ambito è ad esempio significativa la vicenda di un giovane calciatore, ceduto dalla squadra veneta alla romagnola al prezzo di 1,8 milioni di euro, che ha deciso addirittura di smettere di giocare a calcio in quanto mai schierato proprio a causa del suo scarso valore tecnico.

Le false plusvalenze ricostruite nel periodo 2014-2018 ammontano a quasi 30 milioni di euro e costituivano l’escamotage per mantenere in vita una società che avrebbe dovuto richiedere l’accesso a procedure fallimentari da diversi anni e che continuava a omettere con sistematicità il versamento delle imposte trasformando questo espediente straordinario nella normalità della gestione imprenditoriale. Il debito accumulato con l’Erario ammontava a oltre 40 milioni di euro.

Queste illecite operazioni, confermate da alcuni indagati nel corso di conversazioni telefoniche intercettate, hanno comportato la completa alterazione dei bilanci delle due società che hanno potuto così riportare in positivo i risultati di esercizio pur essendo, in realtà, in perdita ed omettendo così l’adozione delle misure di ripristino del patrimonio previste dalla legge.

Inoltre, grazie agli artifici contabili adottati, le due società hanno potuto formalmente rispettare le norme imposte dalla Federazione Italiana Gioco Calcio ed ottenere così l’iscrizione ai campionati di serie A e B nelle ultime 4 stagioni sportive.

Ai reati tributari si sommano – come già anticipato – quelli di natura fallimentare che, peraltro, avevano portato la Procura della Repubblica di Forlì a richiederne il fallimento che è stato poi disposto nell’agosto del 2018. Numerose le distrazioni ricostruite e poste in essere anche dallo stesso presidente del Cesena Calcio che, nei giorni caldi del luglio 2018 – quando i tifosi erano in apprensione per le sorti della loro squadra, continuava a farsi pagare fatture per operazioni inesistenti al solo fine di svuotare i conti della società e adottava accorgimenti per tutelare i propri beni personali in vista delle possibili azioni esecutive della magistratura.

Il provvedimento emesso è volto al recupero di somme complessive pari a: 3,7 milioni di euro nei confronti del Chievo Verona e del suo attuale presidente; 5,3 milioni circa nei confronti del Cesena Calcio e società satellite, oltre che del suo ex presidente e di altri 2 indagati. In totale sono 29 le persone indagate nel procedimento penale.

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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