di Sabina Magalotti
“Anche noi ambulanti esistiamo”. E’ la scritta con la quale gli ambulanti di tutta Italia si sono fatti un “selfie”, postandolo poi su Facebook.
Più che un messaggio il grido di aiuto di un’intera categoria che, più di tutti, rischia di pagare le conseguenze di questo infinito lockdown. Si sentono discriminati, abbandonati dalle istituzioni. E allora, per cercare di capire ancora meglio il senso di questa protesta social, abbiamo telefonato ad alcuni operatori romagnoli da anni impegnati nei mercati nelle nostre zone.
A rispondere sono stati Sante Ortolani della ditta “Porkis” ambulante di alimentari, Mirco Minotti ambulante di frutta e verdura, Claudio Stacchini ambulante di pesce fresco, Jessica Clari ambulante di scarpe, Paola Gobbi “Petit Bijoux di Muccioli Claudia” ambulante di accessori d’abbigliamento e Cristina Rocchi ambulante di abbigliamento e costumi.
Sante Ortolani (ambulante di alimentari): Siamo fermi dal 10 di marzo come da dpcm e non sappiamo ancora quando potremo tornare a fare i mercati. Quest’anno la mia attività avrebbe compiuto 50 anni. E’ un’attività di famiglia che gestiamo io e mio fratello Mirco. Abbiamo i mercati a Gatteo Mare, Savignano sul Rubicone, Bellaria, Gambettola, Cesenatico e San Mauro Mare. In questo periodo, per non stare fermi e per dare un servizio alla nostra clientela, abbiamo iniziato il servizio a domicilio. Ma è una formula di vendita che non compensa neppure minimamente le perdite consistenti di queste settimane, diciamo che non copre neppure le spese. Nonostante questo, anche l’ultimo decreto dell’Emilia Romagna, quello dell’11 aprile, non ci ha consentito di tornare al lavoro. Tramite la nostra associazione di categoria abbiamo chiesto alla Regione se, transennando il mercato, si potevano riaprire i mercati alimentari, ma la risposta è stata negativa perché, a loro dire, le transenne non sarebbero sufficienti. E, invece, potrebbe essere una soluzione più che valida. Perché se il mercato viene transennato e si mettono dei volontari ambulanti, in caso non ci siano abbastanza vigili a disposizione, si può regolare il flusso della gente, come avviene già nei supermercati col vantaggio di essere però all’aria aperta.
Mirco Minotti (ambulante frutta e verdura): Qualcuno mi spieghi questa disparità di trattamento. Noi siamo chiusi, mentre i negozi di alimentari, la grande distribuzione ed anche alcuni mercati alimentari in altre Regioni sono aperti. E’ da tempo che stiamo aspettando di sentire notizie che riguardano il mercato ambulante ma, ad oggi, nessuno ancora ne parla, proprio come se non esistessimo. Mi sento discriminato, anzi mi sento proprio tagliato fuori. Io faccio i mercati a Gatteo Mare solo per il periodo estivo, Castiglione di Ravenna, San Piero in Bagno, Cervia e Cesenatico tutto l’anno. Ho ereditato l’attività dai miei genitori, quindi abbiamo una clientela che si tramanda da generazioni. La nostra attività non si limita al vendere e al comprare, ma c’e il consiglio, la chiacchiera e, dietro ad ogni cliente, ormai c’è un amico. Quando ci siamo fermati ho contattato i nostri clienti più affezionati per comunicare la mia scelta di non iniziare con la vendita a domicilio. La sede, infatti, è a casa dei miei genitori, che sono anziani. Pertanto, per non rischiare, ho preferito così. La nostra clientela non vede l’ora di rivederci e tornare al mercato da noi. Sono anche convinto che, quando questa pandemia sarà finita, la gente tornerà come prima, anzi, più di prima al mercato.
Claudio Stacchini (ambulante di pesce fresco): Sono molto arrabbiato! In molte Regioni d’Italia i mercati ambulanti degli alimentari si sono svolti regolarmente durante questo mese. Io lavoro nei mercati di Cesena e Cervia, nel frattempo mi sto adattando con la vendita a domicilio. In questi giorni, tramite miei colleghi che frequentano la zona di Villa Verucchio, ho saputo che hanno riaperto il mercato dei produttori agricoli. Hanno transennando l’area ed i vigili regolavano l’afflusso. La stessa cosa è accaduta a Dovadola per il mercato ambulante reparto alimentare. Quindi non vedo perché a Cesena e a Cervia non si possa riaprire. Il reparto del mercato alimentare a Cesena è davanti la chiesa San Domenico, non credo sia così difficile farci riaprire le bancarelle con le dovute precauzioni. Non è possibile che stanno riaprendo tutti e noi dobbiamo rimanere chiusi.
Jessica Clari (ambulante di calzature): Ho lavorato per 16 anni nella grande distribuzione, poi ho deciso di acquistare un banco al mercato e, da circa un anno, ho iniziato questa bella avventura. Ho rilevato un’attività di ambulante di scarpe da una signora che, dopo 30 anni, è andata in pensione e così è nata ‘Jessica calzature’. Già i tempi non erano dei migliori e questo Coronavirus non ci ha proprio aiutato. Sono ferma dai primi di marzo e comunque anche febbraio non era andato granché. Ad oggi ancora non sappiamo nulla, nessuna ci ha comunicato se e quando potremo riaprire. Mi sento un po’ abbandonata dallo Stato e dalle istituzioni. Hanno slittato il pagamento del suolo pubblico, ma perché dovrei pagare un servizio di cui non ho usufruito e non certo per colpa mia? Non perdiamo solo un mercato, io per esempio lavoro a Cesena, Savignano sul Rubicone, Gambettola, Cesenatico, Bellaria e Gatteo Mare. Queste tre ultime zone sono turistiche. Oltretutto io a Bellaria e Gatteo Mare sono in affitto, i banchetti li devo pagare e non so ancora se inizierò a lavorare. Questa situazione, l’incertezza per il futuro, mi mette un po’ di ansia. La situazione non è bella, cerco di pensare positivo, come tutti diciamo ‘andrà tutto bene’, ma mi auguro che sarà veramente così.
Paola Gobbi (ambulante accessori di abbigliamento): Noi vendiamo accessori di abbigliamento, borse e bigiotteria. La nostra è una ditta ormai da tanti anni sul mercato, quindi gli acquisti li facciamo già da inizio anno, pagando in anticipo i fornitori. Nel mese di maggio avremmo dovuto iniziare a fare tutti i mercati nelle zone turistiche, invece ancora non sappiamo quando apriremo. Il mio problema è che ho comprato articoli primaverili e se non li vendo ora mi resteranno per un anno in magazzino. In estate sono solita avere anche dei dipendenti, che in questo momento sono in stand-by come me. Non si parla per ora di aperture di mercati, ma sento parlare di possibili aperture di negozi e supermercati di generi vari. Non mi sembra giusto, ci devono dare la possibilità di lavorare anche a noi. Metteremo delle transenne e adotteremo le stesse misure precauzionali dei supermercati. Mi sono arrivati già i bollettini per il pagamento del suolo pubblico ed ancora non sappiamo se inizieremo a lavorare: spero almeno che i mercati che non faremo non ce li facciano pagare. Noi come categoria ambulante di generi non alimentari, nei dpcm non siamo menzionati da nessuna parte, quindi ad oggi non sappiamo quando potremo riaprire.
Cristina Rocchi (ambulante abbigliamento e costumi): Io da ambulante voglio fare solo una domanda: quando potremo ricominciare a lavorare? C’è chi paga degli affitti e chi ha anche dei dipendenti. Dovremmo pure organizzare la nostra attività lavorativa. Ci vuole un po’ per organizzarsi, non è che dall’oggi al domani uno è bello che pronto, le cose vanno pianificate. Alcuni comuni ci chiedono di pagare l’immondizia ed il suolo pubblico, anche se non sappiamo quando inizieremo a lavorare. Non credo sia giusto pagare un servizio di cui non usufruisco. Mi sembra davvero troppo!”.