di Melissa Sarpieri
“Quando domenica 23 febbraio noi insegnanti abbiamo appreso in modo ufficiale la notizia che, dal lunedì successivo, tutte le attività scolastiche sarebbero state sospese, siamo rimasti profondamente colpiti. Tanti di noi pensavano ad un’epidemia circoscritta alla Cina e, con quello spirito egoistico che spesso ci caratterizza, lo vedevamo come un qualcosa di lontano che, in realtà, ci è piombato addosso come un tir contromano stravolgendo radicalmente la nostra quotidianità. Perché siamo tutti consapevoli che la sospensione delle attività scolastiche è qualcosa di assolutamente straordinario, che noi avevamo già conosciuto, per qualche giorno, solo in occasione della nevicata del febbraio 2018, ma qui si tratta di ben altro…”.
A raccontarci quello che è accaduto nelle scuole da quel lunedì e come i docenti abbiano deciso di dare continuità all’insegnamento e di “esserci” nonostante tutto, è la professoressa di lettere Chiara Chiappini, vicepreside dell’istituto Enzo Ferrari di Cesenatico. Plesso composto da circa ottocento ragazzi, centoquindici insegnanti, ventiquattro classi tra Liceo e ITE.
“Con il senno di poi dico che, in questa situazione, ha giocato un ruolo fondamentale la lungimiranza del dirigente della nostra scuola, il professor Massimo Dellavalle, che fin da subito ha compreso la gravità del momento e ha fatto in modo di metterci in contatto sia tra di noi che con il nostro prezioso collaboratore, nonché ‘animatore digitale’, professor Gianluigi D’onofrio col quale, già da tempo, avevamo avviato diverse attività multimediali. Il nostro grande vantaggio è stato quello di aver aderito, come scuola, alla piattaforma digitale ‘Google Suit for Education’ ideata proprio per la didattica a distanza. Una consolle protetta, dove tutto resta tracciabile e, soprattutto, tutelata dalla legge sulla privacy. Una volta compresa la gravita della situazione abbiamo fatto di tutto per allinearci quanto prima alle nuove esigenze didattiche. In primis, abbiamo pensato alla formazione, frequentando diverse lezioni per imparare a familiarizzare con i digital-device. Ognuno di noi si è rimesso in gioco, anche chi – ormai prossimo alla pensione – non aveva un’alfabetizzazione digitale particolarmente avanzata. Sicuramente con tante difficoltà, ma con grande spirito di sfida e affiatamento, nel giro di pochi giorni, siamo entrati a regime e, già a partire dalla seconda settimana di fermo (cioè dal 2 marzo), siamo stati in grado di allestire una classe virtuale organizzata con un orario settimanale consultabile attraverso un link. Per altro, abbiamo mantenuto attivo anche il servizio di ricevimento dei docenti, anch’esso svolto ovviamente in modalità video. Il sistema ha funzionato da subito e – malgrado il traffico degli account, le varie reti internet ed i problemi di connessione – l’insegnamento multimediale è decollato con relativa facilità. Dopo la formazione degli insegnanti e l’attivazione delle piattaforme, la sfida successiva, portata avanti con grande determinazione dagli insegnanti e dal preside Dellavalle, è stata quella di rendere questo sistema fruibile a tutti i ragazzi. Accertarsi cioè che tutti i nostri alunni potessero accedere alle lezioni a distanza. A tal proposito, il preside ha subito chiesto un censimento degli strumenti informatici presenti nell’istituto e siamo riusciti a distribuire agli alunni sprovvisti di supporti digitali ben 29 dispositivi tra computer, tablet e schede dati, agevolando ovviamente i ragazzi più in difficoltà. E’ stato lo stesso preside a consegnare, a volte personalmente, i supporti direttamente alle famiglie. In questo modo siamo riusciti a garantire nelle lezioni in videoconferenza anche la compresenza degli insegnanti di sostegno e a fornire supporto agli alunni più fragili”.
“Partiti con questa nuova modalità didattica – prosegue Chiara Chiappini – ci siamo dati come primo obiettivo quello di garantire la continuità scolastica. Abbiamo lavorato con videoconferenze di 40 minuti, modificando per necessità di tempo il programma, ma garantendo comunque agli allievi i contenuti fondamentali, intrattenendo anche tra di noi dibattiti e opinioni sul momento storico che stiamo vivendo. Abbiamo affinato le tecniche di verifica insegnando ai ragazzi nuovi strumenti da utilizzare per lo studio. Oltre alle videoconferenze, oggi gli insegnanti caricano su un portale denominato ‘classroom’ alcuni video, correlati da spiegazioni, a supporto e ad integrazione dei contenuti svolti in classe. Lavoriamo moltissimo, forse più di prima, con un enorme dispendio di energie, ma abbiamo cercato di rendere le lezioni ricche di contenuti, approfittando anche delle nuove opportunità che l’informatica ci offre. In questo modo, ad esempio, grazie alla multimedialità, gli insegnanti di arte portano i ragazzi a fare visite nei musei di tutto il mondo. Insomma, alla fine, abbiamo sfruttato le potenzialità della rete per arricchire le nostre lezioni con metodi che sicuramente torneranno utili anche in futuro”.
“Ancora oggi, però, al di là della didattica, è fondamentale tenere monitorato l’atteggiamento e la risposta degli studenti. E’ importante mantenere viva la scuola, le classi, la frequenza e la presenza intesa come comunità e come forma di istruzione. Posso dire con orgoglio e certezza che, malgrado il disorientamento iniziale, dopo pochi giorni i ragazzi hanno preso seriamente e con grande maturità questa nuova esperienza. E in questo un grande merito va dato anche agli insegnanti che hanno dimostrato senso di responsabilità e grande amore per il proprio lavoro. Una passione ripagata ampiamente dall’atteggiamento dei nostri ragazzi”.
“Io – prosegue la professoressa – essendo un’insegnante di lettere, trascorro con loro molte ore in videoconferenza e ho cercato di instaurare fin da subito un rapporto di fiducia con i miei alunni. Con le telecamere spente, loro potrebbero fare qualsiasi cosa, ma io ‘voglio’ fidarmi di loro che mi stanno dimostrando la maturità richiesta in questo particolare momento scolastico. Valuterò tutti i loro comportamenti, se sono presenti alle lezioni, se studiano attivamente, se mi consegnano i lavori allo scadere del tempo assegnato, perché sanno che comunque alla fine dell’anno ci saranno dei voti. Ma al di là dello studio e dell’impegno di ogni singolo ragazzo, che è comunque fondamentale per la loro istruzione, mi sono tristemente accorta, che insieme alle restrizioni che li hanno obbligati a stare in casa, sono cresciute in loro anche altre problematiche. Non per tutti infatti la casa è il ‘nido che ci accoglie’. Ci possono essere relazioni difficili tra genitori e figli, tra fratelli o sorelle oppure tra coniugi e un adolescente che si trova per 24 ore al giorno a stretto contatto coi propri problemi. In quei casi il ragazzo può perdersi. Ogni senso di malessere e di disagio si acutizza, le pareti si stringono, li opprimono, li soffocano e anche quella finestra comincia a diventare sempre più piccola. Sono rimasta colpita e preoccupata dai cambiamenti di alcuni ragazzi e dai loro visi persi nel vuoto. Per questo, abbiamo creduto fosse necessario che anche lo sportello di ascolto gestito dalla professoressa Arianna Bennato rimanesse aperto”.
“Non dimentichiamoci poi che il 75% circa dei ragazzi che frequentano le nostre scuole sono figli della realtà di Cesenatico. Le loro sono prevalentemente famiglie di albergatori, bagnini, negozianti, ristoratori che vivono preoccupati questo momento di incertezza. Timori ed ansie che, talvolta, si ripercuotono sui figli. Quei figli che, invece, mai come oggi, avrebbero bisogno di ‘relazioni’, di un abbraccio, un sorriso uno sguardo complice, una pacca sulla spalla. E’ vero che la tecnologia accorcia le distanze, ma il video separa e allontana. Ci auguriamo che la didattica serva a dare loro una routine giornaliera che li sproni ad alzarsi, lavarsi, vestirsi e compiere ogni giorno il loro dovere. Un percorso che, mi auguro, alla fine dell’anno li porti ad essere promossi senza debiti da recuperare l’anno prossimo”.
“In questo momento di separazione – racconta ancora Chiara Chiappini – ci preme mantenere viva la nostra comunità scolastica, tutti ora abbiamo una grande responsabilità verso noi stessi e verso gli altri. Mi piacerebbe che le persone sapessero che la scuola c’è ed è un ente che lavora. Stiamo cercando di garantire agli alunni il diritto allo studio, facendo del nostro meglio per vederli e per stare insieme. Ora a farla da padrone è lo spirito Darwiniano di adattamento, la capacità di riuscire ogni giorno a riorganizzarsi e la scuola oggi rappresenta per loro una grandissima occasione di crescita. Siamo degli insegnanti che sono capaci di fare il proprio lavoro, ma la modalità con la quale lo stiamo facendo è assolutamente inedita anche per noi. Tengo a dire alle famiglie e alla comunità di Cesenatico che devono continuare ad avere fiducia in noi perché non possiamo garantire di non sbagliare, ma siamo anche consapevoli che chi agisce, chi si sporca le mani e chi si mette in gioco è anche più esposto agli errori e gli sbagli non possono invalidare l’impegno dei nostri giorni e della nostra costante presenza”.
“Vogliamo esserci dando il giusto valore allo studio ma anche alle relazioni, sentendoci parte, insieme ai nostri ragazzi, di quello che sta succedendo. Non dimentichiamoci che loro sono adolescenti prigionieri in casa da quasi due mesi, che vivono ogni ora l’incertezza di una nuova condizione sia di vita che scolastica. Le nuove norme di promozione o l’Esame di Stato sono tutti aspetti ancora oscuri, non hanno vissuto le gite, i loro cento giorni, non godono della primavera della loro città. Ricorderanno di essere stati gli attori principali e i testimoni di questa esperienza angosciante che li ha resi orfani di un pezzo di vita che, per quanto noi insegnanti stiamo cercando di colmare, nessuno potrà mai restituire”.
“Come ultima cosa ma non per importanza, mi preme dire che i ragazzi mi mancano tutti moltissimo, anche quelli che studiano poco e che non vedo l’ora di tornare nei corridoi della scuola e correre su per le scale per entrare nelle aule ed interrogarli, cogliere gli sguardi terrorizzati e ridere insieme a loro”.