Era una delle preoccupazioni più pressanti del mondo delle imprese turistiche: il contagio del dipendente equiparato all’infortunio sul lavoro. Un rischio insostenibile per il datore, che rischiava di rispondere del contagio in sede civile e penale.
Nei prossimi giorni, però, Inail ha già annunciato che aggiornerà la circolare dello scorso 3 aprile, adottata in piena emergenza, per precisare meglio il quadro normativo legato al nuovo profilo di rischio.
In pratica, l’aggiornamento preciserà che l’imprenditore dovrà rispondere delle infezioni di origine professionale “solo se verrà accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa”. Un dietrofront provvidenziale per sgombrare il campo da ogni equivoco e rispondere alle preoccupazioni che, in queste settimane, si sono levate unanimi dall’intero mondo delle imprese.
Del resto, sia la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sia il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, avevano usato ieri toni più rassicuranti, confermando che l’orientamento del Governo era quello di proporre una de-responsabilizzazione del titolare della struttura.
Dunque, il datore andrà a processo solo se verrà rilevato il non rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. “Ma la molteplicità delle modalità del contagio e la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro, oggetto di continuo aggiornamento da parte delle autorità, rendono – secondo la stessa Inail – estremamente difficile la configurabilità della responsabilità civile e penale dei datori di lavoro”.
Quindi, tutto risolto? Ancora no, perché un conto è anticipare un orientamento politico, un altro è scrivere “nero su bianco” la norma. Già molti esperti di materie giuslavoristiche hanno espresso pubblicamente la necessità di una legge di copertura giuridicamente rilevante sotto il profilo causale. Insomma, dopo le promesse si attendono le norme.