Lo scorso 17 maggio un 50enne di Cesenatico (che chiameremo Pietro) ha avuto un po’ di febbre. Il classico 37,5° che, negli arcinoti protocolli Covid, viene considerato il sintomo più canonico di un possibile contagio.
Rispettando diligentemente le indicazioni del Ministero della Salute, Pietro ha telefonato alla guardia medica e, dopo aver fornito le proprie generalità, ha avvertito un operatore sanitario del suo stato di salute. Al telefono gli hanno garantito che, nei giorni successivi, avrebbe ricevuto la visita a domicilio di personale infermieristico per l’effettuazione del tampone. In realtà, 25 giorni dopo, ancora non si è fatto sentire nessuno.
Pietro, innanzitutto, come sta adesso?
“Perfettamente in salute. Con il senno di poi, posso dire che quella febbriciattola sospetta era imputabile ad una semplice infiammazione al piede che, per qualche giorno, mi aveva impedito anche di camminare”.
Ma lei ha avvertito la guardia medica dell’evolversi del suo stato di salute?
“No, io non ho avvertito nessuno e, sinceramente, in questi 25 giorni, nessuno si è mai preoccupato di chiedermi aggiornamenti”.
Che cosa è accaduto dopo la sua telefonata del 17 maggio alla guardia medica nella quale denunciava di avere dei sintomi assimilabili ad un contagio da Covid-19?
“Assolutamente nulla. Tanto che, ad un certo punto, non avendo più la febbre e nessun altro sintomo, pur con tutte le precauzioni del caso, ho ripreso regolarmente la mia vita”.
Ma cosa le aveva detto l’operatore sanitario al telefono?
“Era stato molto disponibile e scrupoloso tanto che, al telefono, mi aveva tenuto per una buona mezzora: nello specifico, mi aveva chiesto di spiegargli con esattezza il mio stato di salute e tutti i sintomi che avvertivo. Dopo avermi raccomandato di mantenermi precauzionalmente in isolamento domiciliare, mi aveva garantito che, di lì a pochi giorni, forse l’indomani stesso, personale medico sarebbe venuto a casa mia per effettuare il tampone”.
E invece?
“E invece nessuno si è fatto vedere o sentire. Eppure per almeno due settimane sono sempre rimasto in casa”.
Che idea si è fatto?
“Che evidentemente le strutture sanitarie si sono dimenticate di me. Ma, a questo punto, poco importa. Dovessero suonarmi al campanello, probabilmente, a questo punto, non gli aprirei neppure…”.
Per quale ragione?
“Ho letto che in Emilia Romagna hanno fatto, ad oggi, oltre 375mila tamponi anti-Covid. Ma mi pare singolare che, tra questi, non si sia trovato il tempo di esaminare un cittadino che, oltre tre settimane fa, aveva avvertito l’autorità sanitaria di avere 37,5° di febbre. Evidentemente, al di là dei dati che ci raccontano, in questi screening ‘a tappeto’ c’è qualcosa che non va”.