“La rissa di sabato sera sotto il grattacielo non può essere, in alcun modo, imputata ai ragazzi di Cesenatico. A far scoppiare tutto sono stati alcuni teppisti venuti da fuori, probabilmente da Santarcangelo, che avrebbero potuto scatenare il caos ovunque”. La testimonianza è di Andrea Ricci, da tre anni titolare del minimarket Sativa’s di piazza Costa, uno dei punti di ritrovo più amati dai giovani della città.
Il suo è un racconto prezioso perché Andrea conosce molto bene le dinamiche della piazza, le sue leggi e i suoi abituali frequentatori: “Quei giovani li conosco uno per uno – spiega – e posso dire che sono tutti bravi ragazzi. Anche la rissa di sabato nasce, paradossalmente, dallo slancio di generosità di alcuni giovani che, vedendo un loro coetaneo in difficoltà, anziché girarsi dall’altra parte, hanno deciso di aiutarlo. Alla fine, nei verbali della polizia, restano gli indagati e le denunce, ma la verità è che, anche in questa brutta storia, quei ragazzi hanno dimostrato di volersi bene”.
Prima dello scontro di sabato sera si era verificato qualche episodio analogo?
“Circa due settimane fa i ragazzi si erano dati appuntamento, in pieno giorno, per un ‘regolamento di conti’ con una banda di stranieri. Ma alla fine, per fortuna, quello scontro non c’è mai stato. Anche quell’episodio, però, dimostra una verità inconfutabile, ovvero che certe tensioni non nascono mai dai ragazzi di questa comunità. Gli ‘elementi di disturbo’, purtroppo, ogni tanto si fanno vivi, ma nessuno di quei teppisti seriali, ci tengo a dirlo, è di Cesenatico”.
Al pronto soccorso ci sono finiti in due, ma c’è chi sostiene che i feriti da arma da taglio quella sera fossero molti di più…
“Lo confermo. Io stesso ho medicato un giovane che aveva una vistosa ferita alla spalla e, il mio vicino, ha fatto altrettanto con un ragazzino che era ricoperto di sangue. Molti feriti, però, per non avere noie, hanno preferito non aspettare l’ambulanza e, all’arrivo della sirena, sono scappati. Noi ne abbiamo contati almeno sette”.
Qualcuno, in questi giorni, ha descritto piazza Costa come un luogo pericoloso…
“E’ un’idea del tutto sbagliata. Io quando lavoro al Sativa’s mi diverto, sono rilassato, rido e scherzo con chiunque. Questa è la mia casa e, chi ci entra, conosce le regole. E’ chiaro che, ogni tanto, compare l’ubriaco di turno o il piccolo criminale, ma si tratta di episodi fisiologici, piuttosto rari che, il più delle volte, si risolvono senza conseguenze”.
All’indice sono finiti anche i negozi della piazza che vendono alcol ai giovani: qual è la verità?
“La verità è che la rissa di sabato con l’abuso di alcol non c’entra niente. Perché se qualcuno parte da casa con il coltello in tasca vuol dire che, anche quando è sobrio, c’è qualcosa che non va. Per quanto mi riguarda, e ovviamente posso parlare solo per me stesso, io ai minorenni l’alcol non glielo vendo. Ho due figlie e dunque non sono così cinico da fare soldi sulle pelle dei ragazzini. Quando ho un dubbio chiedo sempre i documenti e, se mi accorgo che qualcuno dà segni di ubriachezza, chiudo i rubinetti e lo invito ad andarsene. E’ chiaro che non tutti abbiamo la stessa etica e lo stesso senso di responsabilità, ma io, nel mio negozio, mi sono sempre comportato così”.
Adesso, però, dopo le 21, non potrete più effettuare la vendita di bevande da asporto…
“Ed è un limite che pagheremo a carissimo prezzo perché, con l’obbligo delle distanze sociali, nel mio locale potrò servire da bere al massimo a due tavoli. E’ un’ordinanza che ha tante zone d’ombra perché viene recepita come una sorta di sconfitta. E’ come se il Comune ci dicesse: siccome so già che non potrò garantire l’ordine pubblico, cerco di risolvere a monte il problema. E’ la classica scorciatoia per non avere guai, ma in questo modo, nell’estate peggiore della nostra storia, verranno penalizzate solo quelle attività che, dopo tre mesi a reddito zero, avrebbero tanto bisogno di lavorare”.
Che cosa la ferisce di più?
“Dover sopportare ordinanze punitive che, mi creda, non rendono merito al nostro lavoro. La mia attività, come tante altre qui, è una sorta di presidio del territorio. Se vediamo qualcosa che non va, noi segnaliamo e, quando è necessario, interveniamo. Siamo parte integrante di questa comunità e, se un giovane ha bisogno di aiuto, come è avvenuto sabato scorso, non ci giriamo certo dall’altra parte”.
In generale, rispetto a quello che lei vede, Cesenatico può essere considerata una città ancora sicura?
“Direi proprio di sì. Io ho girato il mondo e, rispetto a certe metropoli, qui il tessuto sociale è ancora sano e, a parte qualche caso sporadico, i problemi di ordine pubblico sono piuttosto contenuti. E il merito va dato anche alle forze dell’ordine che, con noi esercenti, hanno sempre dimostrato massima disponibilità e collaborazione. Io, in particolare, non ho mai avuto problemi con carabinieri, polizia e finanza e vedrei certamente di buon occhio una pattuglia fissa a presidio della piazza. Perché il provvedimento sia davvero efficace però, il loro compito dovrà essere quello di vigilare sull’ordine pubblico e non tradursi in controlli compulsivi contro chi vende bevande”.