Una lettera aperta al Ministro dell’Istruzione Azzolina. A scriverla alcuni docenti, in prevalenza insegnanti di via Cremona, della Scuola Dante Arfelli di Cesenatico, appena usciti da un Collegio “che – scrivono – ci ha fatto riflettere e discutere a lungo”.
“Quello su cui abbiamo ragionato più a lungo – scrivono i docenti – sono le varie implicazioni del decreto che dovremmo mettere in pratica per terminare l’anno scolastico in corso: il modo di valutare, il modo di ascoltare gli elaborati, ecc…”.
“Ma per molti di noi, l’argomento era più profondo degli aspetti tecnici e burocratici: quale scopo ha ancora la nostra professione? Come mai la maggior parte di noi si sente continuamente a disagio davanti alle scelte del Ministero? Permetta ministro, noi docenti siamo così, tendiamo a farci delle domande. E spesso tendiamo a doverci difendere dal nostro stesso Ministero, che dovrebbe esserci d’aiuto, dovrebbe essere la nostra casa”.
Dopo la premessa la spiegazione: “Non l’accusiamo – si legge nella missiva – di essere stata impreparata davanti all’emergenza Covid, perchè tutti lo siamo stati. Non l’accusiamo di aver fatto errori, perché tutti ne facciamo. Possiamo sopportare tanto noi docenti: ad ogni cambio di ministro c’è una nuova riforma che si sovrappone alla precedente, si figuri! Ed abbiamo dovuto, come Lei, metterci tutti in gioco davanti all’emergenza: nel giro di due settimane eravamo tutti online. Ma ora stiamo raggiungendo dei livelli che non riusciamo più a seguire. Non riusciamo a seguire il filo dei suoi pensieri Ministro, non riusciamo a capire come poter valutare, come poter bocciare (che non è una bestemmia, ma parte del nostro lavoro), come poter insegnare. Lei dice una cosa in tv e ne scrive il contrario sul decreto, mentre noi insegniamo ad essere coerenti e decisi. Le leggi scritte dal Ministero vanno interpretate con la lente d’ingrandimento, mentre noi chiediamo ai ragazzi di essere chiari nelle spiegazioni. Non possiamo bocciare come valore educativo, così quando i nostri ragazzi faranno il primo colloquio di lavoro crederanno di essere assunti automaticamente. Il Ministero decide cosa fare, decide i programmi, apparentemente senza una minima logica. Cosa può mai voler dire presentare una tesina in terza media? Ma Lei sa cosa vuol dire combattere contro il copia-incolla da internet? No, forse non lo ha presente, perché così ci stimola a sentire decine di tesine copiate, dovendole pure passare”.
“Potremmo citare – proseguono i docenti – anche il caso ‘insufficienze’ e, in particolare, quelle di chi non ha dimostrato alcuna buona volontà ed impegno durante il difficile periodo della didattica a distanza, che ha messo tutti noi a dura prova, inclusi tutti gli alunni e le alunne che si sono rimboccati le maniche ed hanno accettato la sfida. Si sono svegliati al mattino, messi davanti ad un computer, lavati, vestiti, pettinati, dopo aver fatto i compiti, pronti a partecipare attivamente alle lezioni online. Tutto ciò mentre altri studenti e studentesse hanno “mollato”, hanno sfruttato la situazione e non hanno capito quanto fosse importante e necessario esserci, collaborare, stringersi agli altri e impegnarsi ad andare avanti, tutti insieme. Adesso ci viene chiesto di soprassedere, di promuovere ad occhi chiusi, di smettere di educare alla resilienza, all’impegno i nostri alunni ed alunne. Dicendo ciò, deve essere ben chiaro che ci distacchiamo enormemente da tutti quelli che l’hanno offesa o denigrata senza rispetto, arrivando a minacciarla. Non sono essi educatori né cittadini, come noi invece ci consideriamo. E sia ben chiara un’altra cosa: lei è solo l’ultima delle ormai decine di ministri che hanno proposto le loro “riforme”, che noi abbiamo dovuto digerire senza poterne discutere i contenuti. Quei ministri dopo poco se ne sono andati, ma noi siamo ancora qui, a subire le conseguenze di ogni cambiamento non voluto”.
“E allora – conclude la lettera – proviamo anche a lanciare un’idea, Ministro, che speriamo si possa costruire assieme: perchè non organizzare una grande assemblea legislativa sul mondo della scuola, alla quale possano partecipare in massa i veri docenti della scuola, in rappresentanza di tutti gli ordini di studi? Degli “Stati Generali” ai quali ogni scuola del territorio, in maniera proporzionale, possa inviare i propri rappresentanti? Magari ospitarla a Roma o in qualche luogo simbolico della bellezza del nostro paese. Attendiamo una sua risposta Ministro, perché non ci siamo dimenticati che alla fine siamo tutti dalla stessa parte”.
*Non tutti i docenti hanno sottoscritto la lettera