a cura di Federica Gualdani
Scuola in presenza. Scuola a distanza. Scuola a metà. Scuola al contrario. Il catalogo è vasto, la scelta ampissima. La didattica a distanza è anche didattica o è solo distanza? Non si tratta di domande che si pongono alunni spaesati, genitori apprensivi o docenti preoccupati. Sono i quesiti di una nazione intera. Tentare di dare risposte è spesso fuorviante. Ecco cosa ne pensa chi la scuola la vive tutti i giorni.
E le voci dei liceali trasmettono tutta la precarietà della situazione attuale. Come è stato il tuo rientro a scuola? Sara Bacchi, (II BSU, Liceo Ferrari, Cesenatico): “Il mio rientro a scuola è stato abbastanza drastico anche perché ero abituata da più di un anno a stare a casa senza uscire mai. Non mi è mancato nulla delle lezioni in presenza. Anzi, preferisco restare a casa. La DaD totale mi dà una sicurezza maggiore. Preferirei tornare solo una volta conclusa questa situazione di pandemia”.
Preferisci la DaD o la lezione a scuola? A parlare è Letizia Pulzetti (II B, ITE Agnelli, Cesenatico) : “Secondo me la DaD è comoda perché, ad esempio, ci si può svegliare più tardi rispetto al solito e si hanno tutti i comfort di casa. Ma non mancano i problemi di connessione e le difficoltà con gli strumenti Informatici. Preferisco trovarmi in presenza. Non è una questione di unico apprendimento. È l’importanza del contatto umano”.
Cosa ti è mancato di più della scuola? Michele Berlati (II BLSA, Liceo Ferrari, Cesenatico) dice: “In DaD non si riesce ad avere lo stesso atteggiamento che si ha in classe. Ci si pone in modi diversi. Manca la relazione con il docente. Preferisco la semi-presenza perché si riesce a tornare, anche se per poco, a quella normalità che manca da tanto”.
La didattica a distanza: pregi e difetti. Beatrice Ravelli (III ASU, Liceo Ferrari, Cesenatico) illustra il suo punto di vista: “La DaD ha senza dubbio aspetti positivi e negativi. Riesco tranquillamente a seguire le lezioni da remoto perché i miei mezzi tecnologici non mi danno grandi problemi. Allo stesso tempo però il nostro cervello ha bisogno di staccarsi dal computer. Sentiamo la necessità di svagare la mente. Per me la scuola è importante non solo per l’educazione, ma anche per la socialità che, di questi tempi, è venuta meno”.
Lucrezia Fantini (II BSU, Liceo Ferrari, Cesenatico) sottolinea un aspetto importante: “Sono stata contenta di tornare perché mi è mancato socializzare con i compagni. Tuttavia un contesto di presenza non totale è da preferire perché, durante il tragitto per la scuola, gli autobus sono meno pieni. Bisogna evitare gli assembramenti anche al di fuori della struttura scolastica stessa”.
Uno sguardo va anche a chi si trova dietro la cattedra: Romina Pozzi (professoressa della scuola Ic1 Geo Cenci, Riccione) spiega il valore del rapporto con gli alunni:
“È necessario avere un intervento quasi individuale con i ragazzi che è impossibile tramite un computer. Non si può dare per scontato un livello né pensare di fare un monologo come lezione. All’università questo è un problema minore, data l’impronta frontale che la caratterizza. Ma con i ragazzi, per lavorare correttamente, avere un contatto diventa essenziale”.