Roberto Mercadini ricorda Stefano Simoncelli e lo fa con tono intimo e poetico.
“Mercadini, sei pessimo!”, ruggivi con la voce roca, lanciandomi occhiatacce oblique, una smorfia di disgusto ostentata sulle labbra. Oppure mi gridavi agitando le braccia: “Vai via! Stammi lontano!”. Sapevo che era un gioco ruvido e affettuoso fra maschi, mi divertiva fino alla risata; fra gli sguardi perplessi di chi assisteva alla scena. A incrociarti ogni tanto, sembravi solo un eterno ragazzo, che non smetteva di portare i capelli lunghi, fare lo spaccone, giocare a tennis e scherzare di continuo, anche dopo i settanta. Invece le tue poesie erano dolenti, cupissime, spesso disperate. E quando le leggevi la voce si faceva malinconica, a volte quasi si spezzava, sull’orlo del pianto”, scrive Mercadini.
Poi un ricordo: “Una volta Isabella Leardini ci invitò, insieme ad altri, a leggere qualche poesia nel Castello Malatestiano di Rimini. Tu eri già Stefano Simoncelli. Io ero, ai tempi, totalmente sconosciuto. Appena cominciai a leggere, il pubblico iniziò a rumoreggiare: forse per i miei versi poco canonici, magari anche per il mio modo ancora meno canonico di recitarli. Tu eri in platea. Borbottasti bruscamente qualcosa. Il vociare tacque di colpo. Non saprò mai cosa dicesti; mi resta l’impressione che tu mi abbia difeso. Contenevi qualcosa e il suo contrario. Forse eri un agnello avvolto in una pelliccia di lupo. Forse incarnavi qualche altro rovesciamento del luogo comune.
Non posso saperlo. Tu e io non abbiamo avuto che una conoscenza epidermica. Però, per quello che conta, te ne sono grato. Di te mi resta soprattutto una poesia bellissima, che ti ho sentito leggere una sera d’estate, a Cesena. Parla di un incubo in cui tutto va allo sfacelo e si dissolve. È tratta dal tuo libro “Terza copia del gelo”. Ciao Stefano”.
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stefano simoncelli

L’ultimo saluto a Stefano Simoncelli, poeta e intellettuale di Cesenatico, morto martedì 20 maggio dopo un breve malattia, è fissato per oggi (giovedì 22 maggio) nella Sala la Legnaia di Casa Moretti, alle 15. La camera ardente rimarrà aperta fino all’ora delle esequie.

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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