Può una vita intera entrare nelle pagine di un diario logoro, tra fotografie sbiadite e racconti scritti a mano? È quello che accade quando ci si immerge nei ricordi dei protagonisti di guerre lontane, uomini che hanno sfidato la morte nei cieli dell’Africa del Nord durante la Seconda Guerra Mondiale. È il caso di William Dusi, sergente dell’aeronautica nato a Cesenatico nel 1916, la cui incredibile storia riaffiora oggi grazie a un diario ritrovato e riportato sulle pagine di Libero.
Dopo il diploma di terza media, William si arruola e viene inviato alla scuola di volo di Aviano, diventando pilota militare. Durante il conflitto combatte a bordo di un Fiat CR 42, affrontando i caccia britannici e distinguendosi per coraggio e abilità. Partecipa alla battaglia di El Alamein, guadagnandosi la Medaglia d’argento al valor militare.
Il cuore del suo racconto è custodito in un diario dal titolo “Diario dei miei cieli d’Africa fra il 1940 e il 1943”, pubblicato postumo grazie all’impegno della nipote Roberta Colombi, giornalista e scrittrice. L’opera, edita da Tralerighe libri, è arricchita dalla prefazione di Fausto Biloslavo e rappresenta una testimonianza rara e autentica di quegli anni terribili.

Il diario non si limita a descrivere operazioni militari: è anche un’intima riflessione sul senso della vita e sul significato del sacrificio. Dusi racconta la guerra con un tono lucido e disincantato, spesso amaro, mostrando la fragilità dell’essere umano davanti all’orrore. In mezzo alle bombe e ai combattimenti, emerge il desiderio di amare, sperare, tornare a casa. Racconta del matrimonio con una donna ferrarese nel 1944 e di una vita lunga e silenziosa, conclusa nel 1993 all’età di 77 anni.
Nel suo stile asciutto e profondo, Dusi riesce a trasformare il dramma della guerra in una narrazione dal forte valore umano. Il suo diario è un frammento di memoria, un’eredità che ci parla ancora oggi, ricordandoci quanto coraggio, dolore e poesia si possano nascondere tra le righe di una vita vissuta sotto le stelle e sopra le nuvole della guerra.