Il rigassificatore di Ravenna, inaugurato come simbolo della transizione energetica italiana e della riduzione della dipendenza dal gas russo, sarebbe stato invece rifornito proprio da GNL di provenienza russa. A sollevare il caso è l’inchiesta della trasmissione Rai “Presa Diretta”, in onda domenica 28 settembre e anticipata dal gruppo Europa Verde di Ravenna.
Secondo quanto ricostruito, il 14 luglio la nave metaniera LLGGeneva si trovava davanti alla costa ravennate. Nei giorni precedenti, però, era stata localizzata nelle acque russe, in prossimità del porto di Murmansk. Dopo aver spento il segnale di tracciamento, sarebbe riapparsa con il carico completo, destinato al rigassificatore romagnolo.
L’impianto, realizzato in tempi record (soli due anni), era stato progettato per importare GNL dagli Stati Uniti e diversificare le fonti energetiche dell’Italia, alleggerendo le bollette e riducendo i rischi geopolitici legati a Mosca.
Europa Verde, che ha collaborato logisticamente con il giornalista Andrea Vignali, chiede ora chiarimenti al Governo:
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come vengono utilizzati gli extraprofitti, dato che il gas russo ha un prezzo inferiore?
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perché non venga riconosciuta alla cittadinanza ravennate una quota dei profitti derivanti da queste operazioni speculative, destinata a contrastare la povertà energetica e a coprire i danni ambientali che potrebbero colpire la costa e il mare.

Secondo i Verdi, il progetto del rigassificatore di Ravenna risulta già superato e dovrebbe essere smantellato ben prima dei 25 anni previsti di attività, per motivi sia economici che ambientali.