Elisa Boni conosce ogni stanza della colonia Leone XIII: prima il padre, e poi il nonno, ne sono stati custodi e a lei e alla famiglia piange il cuore vedere in che stato riversa oggi.
“È stata costruita nei primi anni ’50 del secolo scorso, di proprietà del Comune di Brescia, mio nonno era il custode quindi insieme a mia nonna l’hanno abitata in pianta stabile. Vi abitavano preti e suore – in colonia c’era anche una Chiesa – le quali si occupavano anche della gestione al suo interno. Nel periodo estivo, poi, da giugno a settembre, si popolava di bambini e adolescenti proveniente dalle campagne bresciane per trascorrere due settimane di vacanze estive. Nel cortile della colonia arrivavano fino a 15 pullman. La colonia riusciva ad ospitare fino a 1000 bambini”. Racconta Elisa.


“Nel 1985, poi, mio nonno ha dato il cambio a mio babbo nel senso che è subentrato quest’ultimo come custode della colonia per cui io sin da quando avevo 5-6 anni l’ho sempre frequentata. Ad un certo punto poi, anche mia madre ha iniziato a lavoraci all’interno, coordinando le mansioni delle ragazze che si dedicavano alle camere, chi serviva ai tavoli, chi aiutava in cucina…e io stessa, diventata ragazzina, nel periodo estivo dai 15 ai 19 anni ci ho lavorato prima di ricominciare la scuola” prosegue nel racconto la cesenaticense.


Come si presenta la colonia oggi
“Ho un bel ricordo di quegli anni. Ho conosciuto tante persone e quanti pianti quando rientravano finite le vacanze! La giornata tipo era: svegliarsi la mattina, fare colazione, prepararsi per il mare al quale si accedeva in via diretta uscendo dalla colonia. Si rientrava per il pranzo, si riposava fino alle 16, merenda, si tornava in spiaggia, si rientrava per cenare e la sera si restava in cortile o si faceva una passeggiata nei dintorni. La domenica, poi, si andava a messa. Vivido è altrettanto il ricordo di Don Giovanni Lazzaroni che nella prima metà degli anni ’80 si impegnò per avere all’interno della colonia la piscina, ed anche i pasti per i ragazzi diventarono più abbondanti e di qualità come la pagnotta con l’uvetta, la cioccolata kinder. Ci teneva a che i ragazzi stessero bene. A fine giornata si rientrava tutti nelle camerate, separate fra maschi e femmine, dalle quali partiva la filo diffusione con la favola della buonanotte” ricorda Elena.
Le foto d’epoca sono di Elisa Boni