“Spese pazze” in Regione. Dopo la sentenza di condanna emessa dalla Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna (clicca qui per leggere l’articolo), l’avvocato Antonio Carullo, difensore dei 26 consiglieri regionali, interviene sulla vicenda.
“La sentenza sarà appellata davanti alla Corte dei Conti di appello Roma. È intenzione dei miei assistiti far valere le loro ragioni fino in fondo, poiché considerano la sentenza di condanna immotivata ed anche in contrasto con la decisione della Corte dei Conti Sez. Riunite di Controllo Roma del luglio 2014 – spiega l’avvocato – Le ragioni della condanna si riferiscono alla non inerenza della spesa e alla carenza di motivazioni nonostante ogni singolo scontrino sia stato adeguatamente e ampiamente rendicontato e spiegato, nonché alla mancanza di autorizzazione al consigliere da parte del capogruppo. Su questo aspetto ricordo che non c’è, e non c’era, alcuna legge regionale o regolamento o disposizione dell’ufficio di Presidenza dell’Assemblea Legislativa che prevedesse la preventiva autorizzazione scritta del capogruppo ai consiglieri per poter svolgere la loro attività politica istituzionale e, quindi, avvalersi dei rimborsi spese a carico del bilancio del gruppo assembleare (tesi peraltro sorprendente se solo la si rapporti ad un gruppo misto dove non c’è nemmeno omogeneità di appartenenza a un uguale partito). Inoltre il capogruppo, chiamato a pagare il 50% delle somme contestate ad ognuno dei consiglieri, non può assumere il ruolo di agente contabile”.