Non avete mai fatto uno straccio di corso base di fotografia ma vi cullate per qualche manciata di mi piace a una foto oggettivamente orrenda? “Queste immagini suscitano emozioni”, “Uno scatto veramente azzeccato”, “Grazie per questa bellissima foto”. Tutte cazzate. Quella cosa che avete ritratto col vostro cellulare che non fa miracoli e che avete passato nei filtri, che provano a fare miracoli, non cambia la carte in tavola. Non avete uno straccio di senso estetico, il vostro occhio non conosce l’estetica delle forme e della luce. A meno che non siate i 1%er, cioè dei talenti innati alla Mozart (ma anche lui è stato bocciato al Conservatorio a Bologna).
Nessuna paura, ecco alcuni esempi per rifarvi gli occhi. No nudi, ma opere di bene.
Credo che Vivian Maier, o come si scrive (se avete visto il documentario sapete di cosa parlo), sia un condensato alchemico di perfezione, genialità, pazzia e azzeccatissimo occhio estetico. Ogni immagine è potente e con una luce che suscita una sola domanda: «Ma allora oggi non è stato inventato nulla?». Indispensabile.






Avrei messo sul gradino anche Robert Capa, fotografo sul campo di battaglia dove in Indocina ci ha lasciato le penne calpestando una mina. Le sue audaci e veritiere testimonianze di città bordate, vite spezzate e disperazione si fondono con attimi, seppur brevi, di intensa dolcezza. Le sue foto sono state un mezzo di comunicazione universale, forse non tutte eccezionali, ma riescono a trasmettere appieno lo stato d’animo che egli ha impresso.
Magari alla prossima puntata!
Avrei messo sul gradino anche Robert Capa, fotografo e giornalista sul campo di battaglia che in Indocina ci ha lasciato le penne calpestando una mina, concludendo così il suo ruolo di testimone. La sua è una testimonianza di città bombardate, di vite distrutte, di effetti della guerra sui soldati, che si fonde con immagini , seppur poche, di intensa dolcezza. Il suo lavoro è stato una testimonianza universale di guerra ma anche di pace.
Magari alla prossima puntata!