Ogni filiera economica, si sa, ha le sue esigenze. E non sempre, purtroppo, sono compatibili. Così, a dare l’ultima spallata al settore turismo, ci hanno pensato ieri le associazioni degli industriali del nord che, in maniera compatta, hanno lanciato l’appello che in Romagna tutti temevano: “Teniamo aperte le fabbriche ad agosto, sarebbe un bel segnale di fiducia nella ripartenza del paese”.

Legittimo, come detto, da parte degli industriali invitare i lavoratori a saltare le ferie d’agosto, così come non sorprende il parere favorevole dei sindacati chiamati a difendere i livelli occupazionali nelle aziende, ma è evidente che se la linea passasse sarebbe l’ennesima pietra tombale posata sulle speranze del nostro turismo.

A dirimere la questione sarà, come sempre, il mercato della domanda. Se molte aziende avranno ordini in portafoglio sarà molto difficile vederle chiudere ad agosto, anche perché – va ricordato – molti datori di lavoro, prima di ricorrere alla cassa integrazione, hanno invitato i loro dipendenti ad utilizzare i giorni di ferie. Dunque, anche con le fabbriche chiuse, non sarebbero così tanti i lavoratori con la possibilità di concedersi ad agosto una settimana di stop.

Insomma, se le fabbriche puntano a continuare l’attività (con il Piemonte capofila), confidando in una progressiva ripresa della domanda e dei consumi, l’industria della vacanza romagnola rischia di pagare un altro dazio pesantissimo. La prossima settimana riapriranno molti hotel di Cesenatico. Lo faranno per “onor di firma” con poche prenotazioni sul cartellone. Si spera in una ripresa a luglio. Mentre ad agosto, dopo l’appello degli industriali, è tornato un po’ di pessimismo.

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