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di Mario Pugliese

Ci siamo appena lasciati alle spalle un’estate da record (clima tropicale per sedici weekend di fila e affari d’oro per tutti) e già sgomitano sul calendario le festività natalizie che, al di là del loro significato liturgico, per un Comune come Cesenatico rappresentano un’occasione propizia per ridare ossigeno a quelle attività commerciali che, tra ottobre e novembre, si sono girate i pollici digitando, al massimo, uno scontrino al giorno.

Ammettiamolo. Negli ultimi anni – nel segmento del Christmas entertainment – la vicina Cervia ci ha impartito una lezione dopo l’altra. E, tanto per restare sul litorale, lo stesso vale per Riccione con le sue faraoniche coreografie total white.

Cesenatico, che era stata la prima a scommettere sul filone rivierasco dei villaggi di Babbo Natale, ha perso progressivamente terreno e, per mancanza di risorse o per manifesta incapacità politica, non ha mai dato l’impressione in questi anni – Festa del Pesce a parte – di avere un’idea realmente vincente sul «mare d’inverno».

Così, mentre altri ci stupivano con effetti speciali, noi abbiamo dovuto sorbirci il celeberrimo «palazzo di vetro» sul porto canale (in realtà un imbarazzante capannone plastificato), le giostrine pitturate di rosso all’ex Nuit, «cecino caldo» in piazza Costa e gli esperimenti-flop come il Santa Claus Village parcheggiato nei loculi della ex Saffi o come il mercatino deja-vù in corso Garibaldi. Alla fine, al di là delle suggestioni del porto canale (per il quale bisogna dire grazie più a Leonardo che alla politica), abbiamo partorito Natali talmente deprimenti che anche la pista del ghiaccio, un anno fa, ha deciso di levare le tende.

Anche se il «core business» di Cesenatico resta la stagione estiva, dove – checché se ne dica – l’incidenza dell’ente pubblico negli andamenti turistici è del tutto marginale, il Natale – piaccia o no – rappresenta un importante esame per i nostri amministratori. Perché è facile fare turismo con il sole e il mare, un po’ meno quando il format te lo devi inventare di sana pianta.

Natale diventa così il classico banco di prova su cui investire non tanto i pochi spiccioli rimasti in cassa quanto la propria genialità, ovvero la capacità d’immaginare cose nuove, smarcandosi dai canovacci «copia & incolla» e ragionando con fantasia, originalità e soprattutto buon gusto.

Insomma, passi per i negozianti del centro che, ancora una volta, devono pagarsi di tasca propria le luminarie sulle strade, ma dall’ente pubblico – al di là della sosta gratis di un’ora (bene) – serve una strategia meno casereccia e un supporto più convinto. In altre parole, sforzarsi un po’ di più e non delegare i compiti della politica ai soliti, comodi bandi «scaricabarile» affidati ai privati. Ricominciamo a correre? No – se il Natale è il periodo dei sogni – ricominciamo ad immaginare.

One Comment

  • Alessandra ha detto:

    Assolutamente d’accordo! Sempre più deprimente eppure di idee, anche in prima persona, ne ho esposte tante, e gratuite… Ma si sa, oramai tutto qui è finalizzato a rimpinguare le tasche di pochi! La casa di babbo natale in piazza costa è ancora peggio dello scorso anno… Andiamo avanti così è il prossimo Natale a Cesenatico ci saranno solo i residenti

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