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Per i lettori di Living è stato lui il miglior sindaco della storia di Cesenatico. Perché, anche grazie a scenari economici obiettivamente più floridi, viene ricordato oggi come l’uomo “del fare” e delle “scelte importanti”, certamente l’ultimo primo cittadino a lasciare un’eredità realmente visibile alla città. Tutti complimenti che Damiano Zoffoli incassa volentieri “perché – dice – quando gli elogi provengono dai tuoi concittadini la gioia è sempre doppia”.

Damiano, malgrado negli ultimi anni abbia fatto l’Europarlamentare a Bruxelles, Cesenatico non sembra averla dimenticata…
“E la cosa mi riempie di orgoglio perché quegli otto anni da sindaco li ricordo, ancora oggi, come l’esperienza politica in assoluto più gratificante della mia vita”.
Eppure a Bruxelles lei ricopre anche ruoli di prestigio…
“Vero, ma in politica è importante metterci la faccia e io, a Cesenatico, non mi sono mai tirato indietro. Ho fatto tante cose, alcune giuste altre meno, ma ho sempre interpretato il mio ruolo con grande passione”.
Una passione che nasce da lontano…
“Nasce, in primis, da mio padre, scomparso appena due mesi fa. Lui mi spiegava la politica così: ‘vedi Damiano – mi diceva – se la tua casa ha le porte e le finestre una ragione ci sarà. Significa che là fuori c’è la gente. E quindi va bene occuparsi della famiglia e del lavoro ma, ogni tanto, bisogna pensare anche agli altri. Non dimenticarlo…'”.
Secondo i suoi detrattori, in realtà, lei sarebbe stato avvantaggiato, durante i suoi due mandati, da condizioni economiche particolarmente favorevoli…
“In effetti, in quegli anni, un sindaco aveva a disposizione maggiori risorse economiche rispetto ad oggi ma, al di là di questo, io credo di aver anche sbloccato situazioni politiche ingessate da tempo e che avevano semplicemente bisogno di una scelta. Ecco, quando io facevo il sindaco, non ho mai avuto paura di scegliere”.
A volte andando anche contro corrente…
“La pavimentazione del centro storico e la sua pedonalizzazione, ad esempio, sono sempre stati osteggiati dai commercianti del porto che temevano l’isolamento. Invece, anche grazie al parcheggio di San Giacomo, abbiamo dato una risposta efficace al problema della sosta in centro e, con il senno di poi, possiamo dire di aver avuto ragione”.
Altre scelte di cui va fiero?
“Il museo della marineria era da tanti anni al centro di una complessa contesa politica. Era importante sbloccare la situazione e, anche in quel caso, dopo aver ascoltato tutti, abbiamo fatto la sintesi e preso una decisione nell’interesse della città”.
Lei, però, è ricordato in particolare per i “Giardini al mare”…
“C’era la necessità di riordinare la sosta selvaggia nell’area ex demaniale, dove ognuno parcheggiava come voleva. Anche in quell’occasione ragionammo con una visione d’insieme e venne fuori la migliore soluzione possibile. Anche con quell’opera, che poi in tanti ci hanno copiato, riuscimmo a dare a Cesenatico una prospettiva di sviluppo integrato creando i presupposti per una vera crescita turistica della città”.
Quindi solo grandi soddisfazioni nei suoi otto anni di politica locale?
“Ho sempre lavorato duro per la città e, in cambio, ho ricevuto tantissimo in termini di stima e di apprezzamenti. Ma, al di là delle grandi opere, ciò che mi riempiva il cuore era il ‘grazie’ della gente comune per le piccole cose. Ricordo ancora le strette di mano per una carriola di ghiaia fatta arrivare nel casolare di campagna o il sorriso degli anziani quando, a sorpresa, andavo a prendere un caffè a casa loro”.
Ha mai avuto la tentazione di tornare a fare il sindaco?
“Penso di aver già dato quello che potevo dare. Oggi sto bene a Bruxelles e parlare di un mio ritorno non avrebbe senso. Mi accontento dei ricordi e dell’affetto della gente e mi ha fatto molto piacere sapere, anche grazie al vostro sondaggio, che a Cesenatico ancora si ricordano di me”.

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