Dal 26 luglio, le barche da pesca dell’Emilia Romagna gettano le ancore e si apprestano a restare in porto fino al 6 settembre per rispettare il periodo di fermo pesca che in questo periodo interessa l’Adriatico da Trieste a Rimini.
Lo comunica Coldiretti Impresa Pesca dell’Emilia Romagna, ricordando che con il fermo pesca si bloccano le attività della flotta italiana, secondo un preciso calendario per i vari mari, per favorire il ripopolamento del mare e garantire un migliore equilibrio tra le risorse biologiche e l’attività di pesca. “In questo periodo – sottolinea Coldiretti Impresa Pesca – aumenta anche il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, se non si tratta di quello fresco made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca oppure se non si tratta di pescato proveniente dall’attività della piccola pesca locale o da allevamenti di mitili o vongole”.
“E’ un problema che scaturisce anche dal fatto che negli ultimi 25 anni il grado di autoapprovvigionamento dell’Italia è calato progressivamente ed è passato dal 50% del 1990 a meno del 30% stimato nel 2015, con la conseguenza che due pesci su tre consumati in Italia provengono dall’estero e non sempre è possibile saperlo perché attualmente la legge sull’etichettatura del pescato prevede la sola indicazione della zona di pesca che, per di più, non è obbligatoria per il pesce servito al ristorante – continua Coldiretti Impresa Pesca Emilia Romagna – Solo rendendo obbligatoria l’etichettatura d’origine potrà essere garantita la piena trasparenza verso il consumatore”.