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Quattro misteri nella storia di Bagnarola: il codice L

By 20 Settembre 2015 No Comments

leonardo-da-vinciTerzo ed ultimo articolo di storia a cura del dott. Gianni Briganti sulla storia di Bagnarola

Rimaniamo sempre nel vecchio mulino di Bagnarola per il quarto e ultimo piccolo mistero. Tra i fogli del codice L di Leonardo Da Vinci, il taccuino che aveva con sé durante il viaggio in Romagna del 1502, è possibile notare schemi teorici e disegni di un mulino vicino alle pagine relative a Cesena e a Cesenatico. Gli schizzi riportano dettagli tecnici della ruota di un mulino ad acqua e il dettaglio anche di una macina con braccio per il traino animale.

Effettivamente, come indicato anche nella precedente cronaca del Caos, nel 1505 i frati realizzeranno un mulino a due macine che poteva andare ad acqua e, in mancanza, poteva essere azionato anche con traino animale. Tuttavia negli archivi dell’Abbazia del Monte c’è un documento del 29 luglio 1505 riportante una petizione al governatore per l’autorizzazione a realizzare un mulino. Possibile che in pochi mesi nel 1505 il mulino sia stato richiesto, autorizzato e pure realizzato, con tanto di scavo di canale e chiusa collegata a un chilometro di distanza? O forse il “fecero uno molino” del Fantaguzzi fa piuttosto riferimento ai lavori iniziati mesi o anni prima e terminati, nonché autorizzati definitivamente, nel 1505?

Oltretutto nella traduzione integrale della lettera-patente del 18 agosto 1502 che Cesare Borgia mette a disposizione di Leonardo da Vinci è possibile leggere anche che “su qualunque opera si intraprenda nei nostri domini, tutti i costruttori sono tenuti a consultarsi con lui (Leonardo), attenendosi alle disposizioni ch’egli vorrà impartire.”. Questo è un dettaglio di primaria importanza; il Duca Valentino in sostanza obbligava tutti coloro che nel 1502 avessero avuto intenzione di costruire una nuova opera a consultare preventivamente Leonardo da Vinci e ad attenersi alle sue disposizioni; quindi anche i frati, intenzionati probabilmente già in quel periodo a realizzare un mulino, sarebbero stati obbligati a rivolgersi a lui.

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Il mulino era inoltre affidato dai Frati del Monte già nel 1600 (e forse anche prima) alla famiglia Briganti, nonché miei avi. Ho chiesto di mostrare l’immagine della macina Leonardiana a una mia prozia, ultima persona in vita ad aver visto coi suoi occhi le vere macine dal vero, e l’immagine è stata riconosciuta come aderente a quella realmente presente un tempo. Da un’indagine storica non risultano essere stati costruiti altri mulini in zona in quel periodo e gli schizzi di Leonardo non sono mai stati rivendicati da nessun altro edificio. Questo è il quarto dei piccoli misteri di Bagnarola che ho voluto proporre e che probabilmente mistero rimarrà per sempre.

Per contributi e commenti: dott.gianni.briganti@gmail.com

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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