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Romagna

A cura di Gianni Briganti

Giani Briganti

Gianni Briganti

Aldo Spallicci è considerato uno dei padri nobili della Romagna, uno di quelli che più di tutti ha contribuito non solo sul piano politico, pur senza successo, ma anche e soprattutto sul piano culturale a delineare e rimarcare i confini della nostra terra. Tra le tante eredità che ci ha lasciato merita di essere ricordata la sua raccolta di “Proverbi Romagnoli” edita da Giunti, una raccolta in realtà che non si limita ai veri e propri proverbi ma che si estende a detti e filastrocche che delineano in modo chiaro sia una tradizione rurale tramandata oralmente sia un tempo in cui dominava una continua convivenza tra religione e superstizione.

Il dialetto di riferimento di Spallicci, nato a Bertinoro, è quello del comprensorio Forlivese e tale è stato lasciato come da suo testo originale. I proverbi di provenienza rurale avevano sicuramente lo scopo di far apprendere oralmente le abitudini cicliche del lavoro dei campi ma anche, non meno importante, di tramandare la capacità di poter anticipare le variazioni in campo meteorologico, in un tempo in cui le previsioni meteo non abbondavano certo come oggi.

Alcuni proverbi in rima mettevano ad esempio in guardia su variazioni presagibili dal comportamento degli animali da cortile:

Se canta e’ gal dop a zena
quand l’è nùval u s’asréna.
Se canta il gallo dopo cena / se è annuvolato si rasserena.

Se canta e’ gal fura d’ora
e’ temp e’ va in malora.
Se canta il gallo fuori orario (abituale) / il tempo va in malora

E’ piuvarà se e’ gat u s’ passa la zampa sora l’urecia.
Pioverà se il gatto (nel lisciarsi) si passa la zampa sopra all’orecchio.

Molto frequenti le previsioni che anziché prendere come riferimento delle date avevano riferimenti nei corrispondenti santi del giorno:

Tra al dó Madón se e’ sech l’avnirà,
l’arvena dla campagna la sarà.
Se fra le due Madonne (15 agosto e 8 settembre) verrà del secco / la rovina della campagna sarà.
Infena a i Sent
u s’ pôrta a cà al sment
e da i Sent in só
u n s’n’in pôrta a cà piò.
Fino a Ognissanti / si portano a casa le sementi / e da Ognissanti in su / non se ne portan più.

I proverbi non sono quindi necessariamente da intendere come perle di saggezza provenienti da menti illuminate quanto più piccole filastrocche frutto della sedimentazione di secoli di esperienza contadina al servizio, nel senso più pratico del temine, della vita di campagna:

Arguêrdat da un bon znêr
ch’u t’farà pianzar a fabrêr
Guardati da un buon gennaio / che ti farà piangere in febbraio.

Mêrz srén e sót,
pôca paja e gran par tot.
Marzo sereno e asciutto / poca paglia e grano per tutti.

Quand che al nùval a’l va a e’ mêr
taca i bù e va a lavurê;

quand al nùval a ‘l va a la muntegna
staca i bù e va a la capana.
Quando le nubi vanno verso il mare / attacca i buoi e va a lavorare; / quando le nubi vanno verso il monte / stacca i buoi e va alla capanna.

Seguite su livingcesenatico tutti i prossimi aggiornamenti con i detti, proverbi e filastrocche romagnole selezionati accuratamente da Gianni Briganti!

 

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