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“E’ importare ricordare il tricolore italiano, simbolo della nostra Patria”. Con queste parole l’assessore Lina Amormino annuncia la celebrazione in programma giovedì 7 gennaio. “La ricorrenza è stata istituita ufficialmente dal Parlamento nel dicembre del 1966 e ha come obiettivo quello di celebrare e valorizzare la bandiera italiana, un simbolo che sottolinea il nostro senso di appartenenza a un paese e a una storia straordinaria”.

Giovedì 7 gennaio il sindaco Roberto Buda e l’assessore Lina Amormino isseranno il tricolore sul balcone del Palazzo comunale, per festeggiare il 219° anno dall’istituzione della bandiera nata a Reggio Emilia, il 7 gennaio 1797. “Un’occasione per riscoprire anche la storia del vessillo italiano e del nostro Paese”, continua l’assessore.

bandieraLa storia. Il Parlamento della Repubblica Cispadana decretò che si rendesse universale lo stendardo o bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco, e rosso, e che questi tre colori fossero usati anche nella Coccarda Cispadana.

Perché proprio questi tre colori? Nell’Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose Repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di cromatismi, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790. Anche i reparti militari italiani, costituiti all’epoca per affiancare l’esercito di Bonaparte, si dotarono di stendardi che riproponevano la medesima foggia. I vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, ad esempio, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell’antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.

E’ a cavallo dell’800 che la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della Nazione.

E quando si dischiuse la stagione del ’48 e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo.

Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.

Dovranno passare più di 60 anni dall’istituzione del Regno d’Italia prima che vengano fissati i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato.

“Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale – ricorda l’Assessore Amormino – ancora oggi celebrando i colori della nostra bandiera celebriamo la nostra storia, la nostra cultura e l’unità dell’intero Paese”.

L’intervento dei Repubblicani. “Come Repubblicani ci accostiamo alle celebrazioni della bandiera italiana a Cesenatico – spiega il portavoce del Pri di Cesenatico, Igor Magnani – Ciò non toglie che gradiremmo che in questa città, il nostro ben amato tricolore fosse accompagnato da altre sventolanti bandiere come quelle della trasparenza, della buona amministrazione, del riguardo e della cura della città, dell’alto senso civico, della laicità e del rispetto delle tradizioni e dei diritti civili. Contornato dalle bandiere dell’ascolto, del pluralismo e del più alto senso democratico. Spesso le abbiamo viste ammainate o a mezz’asta, per rialzare queste bandiere ci sono e ci saranno i Repubblicani, presenti oggi e presenti alle prossime elezioni amministrative”.

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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