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Qual è la caratteristica che accomuna l’ottenimento dell’indipendenza di Cesenatico da Cesena, gli ideali di libertà della Carboneria e la richiesta di autonomia Regionale della Romagna? Nessuna… e mi spiegherò meglio.

a cura di Gianni Briganti

Gianni Briganti

Gianni Briganti

Anno 1685: nella “Supplica de gli Huomini del Cesenatico […] per separarsi dalla Giurisdittione della Città di Cesena […] nel cui Governo esperimentando gravi danni, poca carità et amore” l’esigua piccola borghesia locale richiede all’amministrazione centrale dello Stato della Chiesa di poter ottenere l’autonomia del Cesenatico, come riportato da Davide Gnola in “Storia di Cesenatico”. Tra le varie motivazioni della richiesta vi sono la mancanza di un medico, di un maestro di scuola, prezzi alti dei viveri rispetto a quelli praticati a Cesena e stato di abbandono del porto e delle saline. Lo stesso Podestà di Cesenatico era scelto a turno tra i nobili di Cesena che spesso non vi risiedevano e nemmeno ne conoscevano i problemi. La risposta del governo centrale fu che “non s’innovasse cosa alcuna”.

Proseguono quindi negli anni successivi le lamentele e le richieste di autonomia dei Cesenaticensi, facendo breccia finalmente su Papa Benedetto XIII, già vescovo di Cesena (ma non cesenate), che con la bolla Inter Multiplices, obbliga quantomeno il Podestà a risiedervi. Il piccolo progresso avrà vita breve dato che con la successiva elezione di Pio VI (il cesenate Papa Braschi) le istanze dei Cesenaticensi verranno tutte rigettate e verrà pure tolta parola ai commissari locali eletti in città in funzione consultiva.

E’ tuttavia con la discesa di Napoleone Bonaparte in Italia, e nello specifico a Cesena il 2 luglio 1796, che la nuova ventata di libertà porta non solo all’abolizione del dazio sul pesce e della dogana pontificia ma anche e soprattutto a una nuova richiesta di autonomia presso la neonata assemblea legislativa. Tale richiesta, unita a sospetti di infedeltà della municipalità di Cesena, porta il governo centrale a distaccare Cesenatico da Cesena il 30 marzo del 1798 per unirla al distretto di Cervia. Del resto Napoleone era spesso fedele all’antico proverbio “divide et impera”; si consideri che allora il Cesenatico, prevalentemente composto dalla porzione costiera, contava solo un paio di migliaia di residenti.s640x480

Dopo alcuni capovolgimenti di fronte, la sconfitta di Napoleone a Waterloo del 1815 apre le porte alla Restaurazione che, per le Romagne, significa il ritorno del potere pontificio e la conseguente ennesima nomina di un podestà cesenate sulle sponde del canale; tuttavia oramai il processo di ottenimento dell’autonomia era avviato e in un atto di mediazione nel 1818 il territorio di Cesenatico venne unito a quello di Sala per raggiungere una popolazione di 4442 abitanti e diventare “comune di seconda classe apodiato a Cesena”.

Cesenatico diventerà comune autonomo solo nel 1827 col motu proprio di Leone XII e solo nel 1842 si avrà piena autonomia grazie alla transazione coi Cesenati in tema di reciproci confini. Gli ideali di libertà, in Romagna come in tutta Italia, non si affievolirono però con la Restaurazione dei nove precedenti stati della penisola; nacquero quindi i moti Carbonari ovvero delle sommosse segrete di cittadini, prevalentemente di intellettuali e studenti universitari, della piccola borghesia ostile al protezionismo doganale, ma anche di semplici cittadini mossi da alti ideali.

Per la Romagna Paolo Cortesi riporta in un suo libro l’interrogatorio rilasciato dal Carbonaro forlivese Piero Maroncelli: “Alla venuta di Gioacchino (Murat, re di Napoli) in Romagna furono fatti qua e là dei Carbonari (…). I Romagnoli cominciarono a sentire il ferreo peso del dispotismo pretino (…). Colsero questa occasione quegli individui (…) per diffondere la Carboneria, o per meglio dire piantarla tutta da capo.”. Tuttavia, come nota Cortesi, la Carboneria era sulla carta un’ottima macchina da insurrezione ma nella pratica era paralizzata, frantumata in gruppi rivali, infiltrata ed eccessivamente segreta per consentire un’ampia partecipazione popolare.
Se volete sapere qual è la risposta alla domanda di inizio articolo, non perdetevi la seconda e ultima parte dell’articolo, domani, su LivingCesenatico.it

Alessandro Mazza

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