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Purtroppo la risposta è quella che sospettate: i cittadini. Gli inquirenti lo hanno detto chiaramente senza bisogno di domandarlo. La zona incriminata è l’area ex Ecoplast sulla statale. Per chi passa da quel tratto tra Zadina e Cesenatico non può non aver notato quei cumuli mal celati da teli improvvisati. L’autorità giudiziaria ha sequestrato l’area da anni, almeno quattro, dopo le indagini condotte dal comando di Cesenatico guidato a quel tempo dal maggiore Emanuele Spiller e dal Noe di Bologna.

La diatriba si è poi spostate nelle aule di tribunale dove, proprio in questi giorni, i testi sono ascoltati dal giudice con l’accusa di traffico illecito di rifiuti. Quelle montagne infatti sono costituite da pezzetti di plastica che un tempo avvolgevano i cavi in rame come quelli del telefono. Per smaltirli, secondo gli inquirenti, le ditte avevano due strade una legale e una illegale. La seconda portava a sbarazzarsi di quegli scarti affidandosi a ditte che li riversavano nell’ambiente. Come è successo in questo caso.

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Nonostante i nomi dei presunti colpevoli siano noti, quei rifiuti inquinanti sono condannati a restare lì ancora per anni e le spese ricadono sulla collettività. La zona è vicina al canale con le baracche dei pescatori e il vento potrebbe spingere la plastica fino all’acqua e di conseguenza al mare. I tentativi di contenimento con teli improvvisati assicurati da pallet e gomme non tengono e è praticamente come se non ci fossero. Oltre al rischio inquinamento c’è quello legato alle fiamme. Già nel 201o ci fu un principio di incendio domato dai vigili del fuoco.

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Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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