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referendumSe da una parte il portavoce del Partito Repubblicano di Cesenatico, Igor Magnani, invita i propri elettori a votare «fermamente Sì» al Referendum Costituzionale di domenica 4 dicembre; dall’altra il volto storico dell’Edera di Cesenatico ed ex vice-sindaco Bruna Righi vota «convintamente No. Così come faranno i Repubblicani a livello regionale e nazionale». Così se il partito di maggioranza appoggia, anche in questa battaglia, il Partito Democratico, c’è chi non la vede allo stesso modo.

Le parole di Igor Magnani. «Non ravvediamo in questo Referendum nessun attacco alla democrazia e nessuna deriva autoritaria. Il Referendum Costituzionale non riguarda e non intacca né i principi fondamentali della Costituzione né i diritti e doveri dei cittadini che anzi noi vogliamo difendere e promuovere e custodire perché sono tra i più avanzati del mondo. Saremo chiamati a votare sull’ordinamento della Repubblica e precisamente sul Senato della Repubblica e la sua totale riforma con il superamento del bicameralismo perfetto, che non ha più senso di esistere, il cui superamento permetterà più governabilità e semplificazione; sulla riforma del titolo V della Costituzione che meglio definisce i criteri e poteri tra Stato e Regioni; sull’abrogazione del Cnel; sull’abolizione costituzionale delle Provincie che è sempre stata storica battaglia repubblicana. Sono esse tutte strutture che devono essere eliminate o riformate in un paese moderno e il Pri, partito riformatore per eccellenza, non può che votare per il Sì. L’alternativa al voto da noi indicato è la paralisi di un sistema politico».

Non la vede allo stesso modo Bruna Righi. «La Costituzione di uno Stato deve riunire un Popolo e deve essere approvata a larga maggioranza. La proposta Renzi – Boschi – Verdini non è una revisione della Costituzione, ma un altra Costituzione, infatti vengono cambiati 47 articoli su 139 e questo non è consentito, l’unico potere ammesso dall’articolo 138 è un potere di revisione, quindi primo profilo di illegittimità. La nostra Costituzione non prevede l’approvazione di una nuova Costituzione, ma solo da singoli e puntuali emendamenti. La proposta referendaria, sta dividendo un Popolo in un momento di estrema difficoltà economica, in un quadro internazionale molto
preoccupante e delicato, il che è molto grave. Le responsabilità dei Governi e dei partiti per le pessime politiche non devono ricadere sulla Costituzione. Corruzione, esplosione del debito pubblico, aggressione allo stato sociale, ai diritti dei lavoratori, la selezione di una classe dirigente pessima in larga parte che si ritaglia stipendi con troppi zeri, la mancanza di responsabilità nel fare vere riforme strutturali per paura di perdere voti e consenso non sono certo colpe della nostra Costituzione e comunque qualsiasi Costituzione deve garantire tutti e deve essere frutto del consenso generale. Questa riforma è stata fatta da un partito che ha preso il 25% dei voti, corrispondente al 15% degli elettori grazie al Porcellum dichiarato incostituzionale, è stato strozzato il dibattito parlamentare a colpi di “canguri e tagliole” fino all’approvazione in un’aula semi vuota. Il bicameralismo paritario non viene soppresso ma mantenuto per una lunga serie di leggi, dalle leggi costituzionali alla legge elettorale e molte altre ancora. Per le leggi restanti viene sostituito da un bicamerismo imperfetto, cioè dal coinvolgimento del Senato in altrettanti procedimenti legislativi con incertezza e complicazione della funzione legislativa. Infine il nuovo articolo 70 stabilisce che i presidenti delle Camere decidono d’intesa fra loro e se non sono d’accordo si investe la Corte Costituzionale allungando ulteriormente i tempi. Questi motivi e altri ancora mi portano a votare convintamente No».

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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