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Potrebbe essere l’articolo più corto della storia. Tema: Mostra di Salgado a Forlì. Svolgimento: da non perdere. Nota: Necessario approfondire il concetto e far capire perché è da non perdere.

I Musei San Domenico confermano un fatto che a molti amministratori è sconosciuto. L’importanza e la lungimiranza di un direttore artistico capace di intercettare i gusti del pubblico e farsi apprezzare. Un lavoro che può sfatare un altro assioma tanto caro alla politica quanto odiato dal pubblico. La cultura non porta soldi e non porta voti. Sui voti non ci si esprime, sui soldi attendiamo la fine della mostra, ma le prospettive rosee ci sono tutte.

L’eleganza tipica del luogo, nonostante uno dei parcheggi più scomodi della storia, è palese già dalla facciata che apre alla biglietteria. Il gusto delle gigantografie di Genesi si sposa con l’architettura di un luogo ormai tempio di cultura.

A differenza della mostra di Mc Curry l’esposizione è tutta nella Chiesa dove ci si inoltra in un labirinto in cui è un piacere perdersi alla scoperta di fette di mondo in bianco e nero. Duecento le foto in mostra, nello stile che ha fatto di Salgado uno, se non il documentarista più noto degli ultimi tempi. Genesi è un lavoro che ha impegnato l’autore per ben otto anni e che rappresenta una sorta di enciclopedia terrestre. La pecca è che l’audioguida non sembra troppo ben raccordata con l’ordine delle foto e i numeri che indicano la sezione da ascoltare non sono ben in mostra. Ciò produce una sorta di ricerca delle immagini e c’è il rischio di perdersi il gusto della contemplazione della luce e delle forme. Basta spingere il tasto stop o dedicare alla mostra più tempo per ovviare alla “mancanza”.

Sarebbe interessante conoscere anche lo stampatore di Salgado al quale molto modestamente ritengo debba parte della sua fama visto l’impatto delle sue immagini. Nonostante c’è chi pensa il contrario non si tratta di un lavoro su commissione per un giornale o una rivista. Vorrei conoscere quell’editore pronto a pagare un lavoro di otto anni e pronto ad aspettare così tanto tempo prima di ricevere le stampe. È un lavoro di documentazione che si spinge fino al reportage visto il valore intrinseco di scoperta di parti ignote del mondo cariche di usanze e tradizioni.

Non si tratta di arte, ma sicuramente è un lavoro più interessante e più utile di chi immortala, con pretese artistiche, delle torri piezometriche.

QUI LE INFORMAZIONI PER LA MOSTRA

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

Mi piace farmi gli affaracci vostri!

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