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di Mario Pugliese

La Festa del Pesce, come tradizione impone, ha regalato un altro «ponte» col pienone, segno che il format gastronomico, dalle nostre parti, continua a godere di ottima salute.

Tantissima gente ha invaso le banchine del porto canale, talmente tanta che viene spontaneo chiedersi per quale enigmatica ragione non si sia mai pensato di spalmare l’evento in un’area più vasta, magari dirottando qualche stand anche in piazza Costa, una location che non richiederebbe neppure la chiusura delle strade. Sarebbe una soluzione efficace per decongestionare il porto e allungare la passeggiata dei «gourmet» anche su viale Roma e viale Carducci con innegabili benefici per tutti i commercianti e i locali del centro che, invece – ancora una volta – del pienone non si sono quasi accorti.

La dicotomia del weekend del 1° maggio, con Cesenatico spaccata in due (traboccante di gente sul porto, mezza vuota altrove), è stata accolta con fastidio da molte attività della zona grattacielo, anche perché con le insegne di Rinaldini desolatamente spente e il Bar dei Pini mummificato come un rudere di Pompei, sembra questa – commercialmente parlando – la parte oggi più debole della città. Quella che – al di là dei campanilismi da quartierino – andrebbe aiutata in maniera più convinta.

La scorsa settimana la neonata associazione «Carducci Live» ha presentato il suo calendario eventi. Nella foto a corredo del comunicato stampa ufficiale c’erano, sorridenti, anche sindaco e assessore, nel solito maldestro tentativo – tanto caro alla politica – di mettere il cappello dell’Ente pubblico anche sulle iniziative private.

In realtà, a scanso di equivoci, si tratta di un nuovo sodalizio di commercianti che, auto-tassandosi e col blando sostegno delle associazioni di categoria (che, come al solito, offrono tanta consulenza ma zero soldi), proverà a organizzare qualche rassegna serale. Tentativo lodevole che va apprezzato a prescindere dagli esiti, così come non c’è dubbio che la ruota panoramica – comunque la pensiate – un po’ di movimento lo porterà. La sensazione però è quella di un buffetto di cipria, del classico contentino «a costo zero» che, al di là dei proclami e dei sorrisi istituzionali, non può avere la pretesa di rianimare un’intera parte della città.

Quando si parla di maxi-opere, il sindaco Gozzoli – con estremo realismo – per il futuro punta tutto sul restyling dell’area produttiva del porto che potrebbe beneficiare dei circa 5 milioni di euro del progetto del Feamp per il rilancio della pesca e dell’acquacoltura. Più che giusto intercettare quei finanziamenti europei, ci mancherebbe, ma con la zona di Ponente sempre più degradata e il resto del centro in mano solo all’iniziativa privata, non si illuda che l’opinione pubblica la percepisca come una priorità.

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