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a cura dello staff di JAZZenatico

Caporchestra amatissimo e compositore prolifico, il trombonista e contrabbassista Terzo Fariselli è stato circondato fin da piccolo dalla musica, un’arte che gli ha salvato la vita e l’ha portato ad essere uno degli artisti più noti e apprezzati della Romagna e non solo. A ricordarlo è il figlio, il sassofonista Stefano Fariselli.

La musica era nel dna di tuo padre?
“Mio nonno Adamo era calzolaio e clarinettista, mio zio Armando suonava violino, clarino e sax. Allora c’era l’abitudine di suonare nelle aie e si aveva dimestichezza con più di uno strumento. Di sicuro la musica è stata sempre nelle corde della famiglia”.

È vero che Terzo deve la vita alla musica?
“Sì, nel corso della Seconda Guerra Mondiale si è salvato perché era un musicista. Fatto prigioniero dai tedeschi e portato in Grecia, incontrò là mio zio, anche lui prigioniero: entrambi si salvarono grazie all’incarico di suonare per il circolo degli ufficiali”.

Quale eredità ha lasciato a Cesenatico?
“Innanzitutto l’esperienza dell’Orchestra Spettacolo Fariselli, da lui fondata nel 1962 dopo aver militato nelle orchestre di Ferrer Rossi, Secondo Casadei e Henghel Gualdi. All’inizio si trattava di un’orchestra “moderna”, dedita a rhythm & blues, jazz e musica da ballo. Più tardi divenne una formazione che faceva folkore e mio padre era compositore e arrangiatore dei brani. Tra gli altri, è autore anche della melodia di “Romagna e Sangiovese”. Era un caporchestra che capiva in un attimo i suoi musicisti. Aveva sviluppato una tale facilità nella scrittura della musica che componeva anziché fare i cruciverba prima di dormire”.

Quale ricordo di Terzo come musicista è più vivo in te?
“Superato il timore reverenziale, ho fatto tesoro dei suoi consigli inerenti alla musica. Quando dovevo iscrivermi alla Siae come compositore, mio padre commentava i miei esercizi dicendo: “È giusto, ma non è logico”. Quell’osservazione mi ha aperto gli orizzonti. Terzo era una persona umile, che si è fatta benvolere da tutti i suoi orchestrali”.

Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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