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Turismo, Andrea Rossi fa il check-up alla provincia

“Già durante la campagna elettorale per le amministrative, a più riprese, ho pungolato i governi locali della sinistra per la scarsa visione sulle politiche turistiche”. Inizia così il comunicato di Andrea Rossi, candidato civico al consiglio regionale nella lista Borgonzoni che, spigolando tra il mare e gli Appennini, disegna un quadretto tutt’altro che rincuorante per il settore provinciale della vacanza.

“Le mie – scrive Rossi nella sua nota – non erano pretestuose congetture a fini elettorali, ma logiche riflessioni davanti a dati che, oggi come ieri, continuano a sconcertarmi: secondo l’associazione degli albergatori cesenati, infatti, le presenze complessive nelle strutture ricettive della città sono ascrivibili per il 90% al segmento business, per il 7% al cosiddetto ‘turismo del dolore’ (quello cioè che orbita attorno ai servizi ospedalieri) e solo per il 3% al vero turismo artistico-culturale. Dunque, le tanto reclamizzate bellezze di Cesena, in termini ricettivi, valgono poche decine di turisti l’anno”.

“Le valutazioni che feci allora – prosegue – valgono ovviamente ancora oggi, così come le nostre proposte che, per quanto riguarda Cesena, vanno dal rilancio della biblioteca Malatestiana alla cancellazione della tassa di soggiorno, dal maggior coordinamento tra ente pubblico e strutture ricettive alla lotta alle attività irregolari, fino al potenziamento dello Iat. Ma le difficoltà del turismo non sono una prerogativa di Cesena. Anche la vicina Cesenatico, oltre ai ben noti problemi del commercio, si dibatte infatti tra mille incognite. Esiste, in particolare, una difficoltà strutturale a fare rete, anche per colpa dei rapporti ormai logori fra ente pubblico e locale associazione albergatori. Non entrerò nel merito delle ragioni che hanno portato a questo scollamento, ma è singolare che l’amministrazione di un Comune che vive essenzialmente di turismo non riesca più a dialogare con la categoria che, assieme a quella degli esercenti balneari, sorregge l’intera industria turistica locale. Si sente sempre più spesso parlare di concertazione, di piani condivisi, di preziose sinergie fra pubblico e privato ma poi, alla resa dei conti – chissà perché? – i buoni propositi si squagliano come neve al sole di fronte alle prime divergenze politiche”.

“Cesenatico – aggiunge Rossi – è nota anche per il cicloturismo e dunque, soprattutto quest’anno con la tappa del Giro d’Italia, la città consoliderà ulteriormente la sua identità legata alla vacanza in bicicletta. Detto questo, però, non si possono dimenticare le condizioni disastrate delle strade di Cesenatico che, in più occasioni, hanno portato anche il presidente della Fausto Coppi, la società che organizza la granfondo Nove Colli, a denunciare pubblicamente le continue lamentele da parte dei cicloturisti che, per colpa dei crateri sull’asfalto, minacciano, ogni anno, di cambiare destinazione”. Secondo il candidato civico “quello delle risorse per le manutenzioni è un problema comune a molte realtà, ma la vicina Gatteo Mare – investendo tutti gli introiti della tassa di soggiorno nel rifacimento delle strade – ha indicato la giusta rotta. Ed oggi, dispiace dirlo, la differenza del dinamismo in termini di progettualità e ‘attrattivi’ turistiche fra le due località confinanti è sotto gli occhi di tutti. E’ proprio di oggi l’appello del presidente dell’Adac di richiedere un ragionamento condiviso su come re-investire gli introiti della tassa di soggiorno. Io penso che il Comune di Cesenatico non possa rispedire al mittente questa richiesta”. E l’analisi non risparmia neppure la la vallata del Savio che – secondo Rossi – merita una maggiore attenzione per quanto riguarda le politiche turistiche: “Chi pensa che basti accentrare le decisioni a livello di Unione dei Comuni, si sbaglia di grosso. Primo, perché l’Unione stessa meriterebbe una seria riflessione sui risultati ottenuti e sulle sue prospettive; e secondo, perché non è detto che siano presenti le competenze necessarie a valorizzare un territorio con una conformazione geografica, naturalistica e culturale molto variegata. Non basta aggregare tutto sotto un’unica regia per avere la certezza del risultato, soprattutto se da parte della Regione non vi è attenzione e sostegno: la Romagna non è solo costa e mare (pur importantissime), ma anche un entroterra incredibilmente ricco di elementi che costituiscono quella idea di wellness della quale tanti si lavano la bocca senza poi essere conseguenti nelle azioni. E, soprattutto, non si può parlare di vere politiche turistiche senza la collaborazione fattiva e non subordinata di tutti quegli operatori privati che ogni giorno vivono e operano in quel settore. La tanto decantata ‘Destinazione Romagna’ al momento è poco più di un sito internet, chi avrà il coraggio di dirlo a Bologna?”.

“L’immagine allegata – conclude Andrea Rossi – arriva dall’osservatorio digitale della Marche sul Turismo e testimonia come l’Emilia Romagna nel 2019 (analizzando per ciascuna regione i siti internet dei 50 maggiori comuni per numero di abitanti), sia distante 16 punti percentuali rispetto agli standard nazionali (44% rispetto ad un 60%). Come si vede, non sono le parole ma i dati che dimostrano inequivocabilmente come, sul piano turistico, a dispetto dell’immagine rinomata, questa regione sia ancora troppo in ritardo nelle politiche sulla promozione”.

 
Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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