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C’è una “zona grigia” nell’ordinanza “tutti a casa” annunciata ieri sera dal Premier Conte. Una serie di cavillose contraddizioni che rischiano di generare equivoci e caos. Esattamente quello di cui oggi non abbiamo bisogno. Se ne sono accorti anche i sindaci del territorio che, dopo i primi affannosi tentativi d’interpretazione, oggi hanno chiesto chiarimenti alle Prefetture.

L’equivoco più vistoso è quello legato alle attività commerciali e agli esercizi pubblici. L’ordinanza non impone la chiusura dei negozi o delle attività artigianali che, nel rispetto degli obblighi di sanificazione ambientale, possono restare aperti fino alle 18. Ma in base alle disposizioni della stessa ordinanza – e qui sta il paradosso – per i cittadini raggiungere queste attività non sarebbe più consentito.

 

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Anche sul territorio comunale, infatti, sono ammessi spostamenti solo per “lavoro, salute ed indifferibili necessità” (il tutto dimostrabile con un’auto-certifcazione) e dunque, per esempio, andare dalla parrucchiera, bersi un caffè al bar o acquistare beni superflui, non configurandosi come ‘atti di irrinunciabile necessità’, in linea teorica, non dovrebbe essere consentito.

Per chiarire tutti questi dubbi i sindaci romagnoli hanno immediatamente chiesto delucidazioni alle rispettive Prefetture. E oggi ne sapremo sicuramente di più.

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