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a cura di Merio “RedZone” Pugliese

In tre occasioni l’uomo rivela la sua vera natura: quando la sua mente cede all’ira, quando il suo corpo è piegato dall’alcol e quando deve mettere mano al portafoglio. L’aforisma va aggiornato perché anche l’emergenza Coronavirus, con le sue psicosi e le sue paturnie, ha tirato fuori il meglio (e il peggio) di chi ci sta vicino. Guardandomi un po’ attorno, ho “schedato” quattro profili.

C’è l’ipocondriaco ossessivo, che gira in casa col rosario in mano e lo scafandro da palombaro, diffidente come un cappone a San Silvestro e convinto che la pandemia sia un castigo divino che, presto o tardi, lo incenerirà.

C’è l’inguaribile menefreghista, che continua a dire che “stiamo esagerando”, che in fondo “è solo un’influenza”. Superficiale, arrogante e scettico ad oltranza, s’informa solo nella betoniera dei social, convinto che “‘sta pandemia sia tutta un magna magna”. Sono i più pericolosi perché, per rimanere coerenti con le loro folli teorie, diffondono disinformazione.

C’è la casalinga laureata ad Harvard, con master in virologia che, tra un bucato e l’aspirapolvere, dispensa consigli come Gesù nel tempio. Ti spiattella sotto il naso documenti scientifici presi qua e là, ma è riconoscibile perché finisce sempre i suoi interventi con l’immancabile “Ma sa fet a posta?”.

E poi c’è il saggio, quello che anziché mettere le distanze prende le misure, che si informa ma non si fa ossessionare. Che non fa l’eremita ma neppure il viveur, che non cerca soluzioni ma l’equilibrio, che condivide soltanto informazioni attendibili e certificate. Non lo trovi in cattedra ma neppure dietro la lavagna. E’ l’uomo del buon senso, quello che s’informa e non perde l’ottimismo. Perché, in fondo, come cantava J-Ax, “ancora un’altra estate arriverà”.

 
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