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Con le polveri sottili, in questi giorni di quarantena, sono sparite – per manifesta mancanza di clientela – anche le lucciole dalla statale.

Ma il “mestiere più antico del mondo”, da sempre abituato a ribellarsi a coprifuoco ed inquisitori, non si ferma neppure nell’era del virus. Del resto, per i clienti più fedeli, non c’è nulla di più forte del richiamo della carne e così – con cinema, discoteche e ristoranti sigillati – c’è chi rinuncia a tutto ma non alla gioia fugace di un amplesso, anche a costo di vanificare in un attimo giorni di amuchina.

Le escort d’appartamento sono una realtà consolidata anche in Romagna, come si evince dal numero d’inserzioni pubblicate sul sito piccoletrasgressioni.it, da oltre 10 anni l’archivio digitale più fornito ed affidabile del sesso a pagamento.

E allora, nell’era dello starnuto sospetto, ci siamo chiesti: in che modo le prostitute continuano a lavorare? Per rispondere alla domanda, fingendoci clienti, abbiamo telefonato ad una trentina di professioniste romagnole ponendo loro la fatidica domanda: “Posso raggiungerti per un’ora di piacere?”.

Anche in questo caso, va detto, più che le imposizioni dell’ordinanza, è l’indole di ciascuna a dettare la linea. C’è chi, come Allis, accetta ancora appuntamenti (“ma se vedo che sei raffreddato non ti faccio neppure entrare”) o chi come come Marta, con vago accento russo, ti spiega che in questo momento ha preferito sospendere ogni prestazione.

La maggior parte, però, si è inventata una singolare variante, quella del sesso in chat: “Mi fai un versamento da 50 euro con paypal – ci spiega Luana – io ti chiamo con video whatsapp e faccio tutto quello che vuoi”.

Quello del sesso online – forse meno coinvolgente ma a prova di contagio – sembra dunque il diversivo più gettonato tra le escort romagnole, come ci spiega da Imola la bionda Alexandra: “La clientela è crollata a picco in pochi giorni – dice – sembra essere tornati ai tempi dell’Aids, quando con le prostitute non ci voleva più andare nessuno. Per fortuna, a differenza di quegli anni, oggi c’è la tecnologia digitale. Ma i prezzi in chat sono più bassi e con tutta l’offerta gratuita che c’è su internet, non è facile trovare dei clienti disposti a spendere 20 euro per far l’amore davanti ad uno schermo”.

C’è invece chi, come Bella Rio da Milano Marittima, avrebbe voluto togliere le tende (“perché tanto in Italia, di questi tempi, non si batte un chiodo”), ma anche lei, come tanti, è rimasta prigioniera del coronavirus: “Io sono abituata a viaggiare in tutta Europa – spiega – ma qui la situazione ormai è uguale dappertutto. E allora meglio aspettare che passi in fretta e spostarsi il meno possibile”.

Kira da Faenza, invece, è una di pochi scrupoli: “Se fosse per me continuerei a lavorare come se niente fosse, ma sono i clienti ad essere diventati diffidenti. Uno mi ha chiesto persino di fare sesso con la mascherina”.

Loira da Ferrara, infine, ha le idee molto chiare: “Io ho una paura esagerata delle malattie. Per cui, in questi giorni, preferisco non ricevere nessuno, al massimo faccio qualche chat. So però di molte colleghe che continuano a lavorare come se niente fosse. Contente loro…”.

Insomma, tanti pareri ed una sola certezza: al tempo del coronavirus, più del profilattico conta la mascherina.

  

 
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