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di Sabina Magalotti

Rosa ha 81 anni, gestisce una piccola bottega alimentare al civico 111 di viale De Amicis e, anche al tempo del virus, ogni mattina si alza all’alba e, da Cervia, viene a Cesenatico per alzare la serranda del suo negozio.

Carta d’identità alla mano rientrerebbe nelle cosidette “categorie a rischio”, ma l’idea di restarsene a casa non l’ha neppure sfiorata: “Il mio è un servizio pubblico a favore della gente – dice – quindi ho deciso di fare fino in fondo la mia parte”.

Del resto, la Bottega della Rosa è lì da quasi 40 anni ed è diventata, in questi anni, un prezioso punto di riferimento per gli anziani della zona, quelli che preferiscono la dolce cordialità del suo sorriso ai reparti sconfinati (ma freddi) dell’Iper Rubicone.

“Questo virus – dice – non ci voleva. Nei primi anni ’80 con questa attività mi guadagnavo da vivere, ma con l’avvento dei grandi ipermercati gli affari si sono più che dimezzati. Oggi, con la paura del contagio, di gente ce n’è ancora meno perché tutti preferiscono ridurre le fermate e far la spesa al supermercato dove si trova di tutto. Insomma, come negoziante, sono molto preoccupata”. E i rischi per la salute? “Io uso tutte le precauzioni del caso: guanti, mascherine, litri di disinfettante e accetto in negozio solo un cliente per volta. Insomma, con un po’ di attenzione, si può continuare a lavorare”.

Chi invece ha dovuto interrompere la sua attività dopo che il decreto “IoRestoaCasa” ha imposto la chiusura alle attività commerciali considerate “non essenziali” è Sara Romagnoli, storica titolare del negozio di abbigliamento SafaraStore di viale Roma: “Io sono aperta tutto l’anno – spiega – e questo negozio è un po’ la mia vita. Ciò che mi manca di più è il buongiorno dei miei clienti. In tanti venivano a trovarmi per un semplice saluto, per portarmi un cioccolatino o un caffè. Ecco mi manca quella routine quotidiana che mi faceva sentire parte di una comunità”.

Anche per lei il virus è stata una mazzata imprevista: “Una città è viva – dice – quando le attività commerciali lavorano, altrimenti vivremmo in un grande dormitorio. Il danno economico sarà enorme anche perché già a febbraio le vendite si erano fermate bruscamente perché la gente aveva già ridotto gli spostamenti. L’ultima settimana di febbraio è stato un disastro e poi nel mese di marzo ho dovuto arrendermi”.

Sara, tuttavia, non perde l’ottimismo e non vede l’ora che tutto sia finito per ripartire con l’entusiasmo di sempre: “Per altro, molto presto cambierò location – svela – spostando la mia attività al civico 20 di viale Leonardo da Vinci, una zona più centrale della città dove c’è maggior passaggio di gente. Una zona animata da molte iniziative e manifestazioni, l’ideale per un’attività come questa”.

 

One Comment

  • simona Bertozzi ha detto:

    Manca il latte? Pigiama e tennise vado dalla Rosa a 10 m da casa…..la Rosa fa parte di quello che vedo da più di 40 anni

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