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di Erika Bartoli

Ci sono medici, rianimatori, infermieri che lavorano h24 per salvare vite umane. E poi ci sono sono loro, quelli cheda un giorno allaltro nelle loro botteghe e nei loro negozi, sono diventati, senza volerlo, piccoli grandi eroi della nostra quotidianità.

Commessi di supermercati, tabaccai, gestori di alimentari, operai, un esercito di irriducibili lavoratori che, per garantire alla collettività un servizio diventato essenziale, hanno continuato a lavorare come se niente fosse (a parte i guanti di lattice e le mascherine al viso).

E così, da semplici lavoratori, sono diventati “soldati” in prima linea. Come Dora, che a Cesenatico gestisce una tabaccheria lungo il porto canale: “Prima dell’emergenza Coronavirus – ricorda – le mie giornate lavorative erano molto piene. Il flusso dei clienti era continuo, tanto che, a volte, arrivavo a sera senza neanche rendermene conto. Ora, al mattino, riesco a fare le mie attività con calma, pulisco il negozio, riordino la merce sugli scaffali. E al pomeriggio non ho più niente da fare”.

E il cliente ha modificato il suo modo di rapportarsi con voi? “I miei clienti sono molto più timorosi e nei loro occhi, che spesso spuntano dalle mascherine, vedo soprattutto imbarazzo e smarrimento. Non sono diffidenti, piuttosto li vedo preoccupati. In negozio ho installato un distributore di gel disinfettante e ho notato che lo apprezzano molto”.

Massimiliano Molin, invece, fa il rifornitore di distributori automatici per Cesena Vending. Il suo lavoro consiste nel rifornire periodicamente gli erogatori di snack, bibite e bevande della zona: “E’ sempre stato un lavoro molto intenso – dice – ma oggi si è fermato quasi tutto. Prima stavo fuori ditta tutto il giorno, adesso, dopo qualche ora, devo tornare perché, tra aziende chiuse e house-working, i clienti da rifornire si contano sulla punta delle dita”. Cambiamo i tempi ed anche le abitudini: “Certamente – prosegue Massimiliano – c’è una maggiore attenzione alle distanze interpersonali e le interazioni con i clienti sono diventate rarissime. Non c’è diffidenza, ma la richiesta di procedere con tutte le accortezze del caso è evidente. In questo momento, chi lavora a contatto con il pubblico, ha il dovere di fornire tutte le garanzie di sicurezza. E ogni qual volta entro in un’azienda cerco di non dimenticarlo mai”.

Maria fa la commessa in un supermercato di Cesenatico. La sua giornata lavorativa non è cambiata granché, anche se “lavoriamo di più per rifornire gli scaffali perché, di questi tempi, la merce va letteralmente a ruba. Finisce tutto in pochissimo tempo. Lavorare con la mascherina non è semplice e cerchiamo di mantenere la distanza di un metro anche tra colleghi. Le mansioni alla fine sono sempre quelle, è il contesto ad essere cambiato radicalmente. E’ tutto surreale, mi sembra di vivere in un film. I clienti? Sono diventati pazienti, aspettano con ansia il loro turno rispettando diligentemente le norme di sicurezza. Per qualcuno, però, questo coronavirus rimane sempre e comunque una ‘normale influenza’… Mi accorgo che in tanti non hanno ancora capito la gravità del momento e tornano in negozio più volte. Sembra quasi che andare a fare spesa sia diventato il nuovo happy-hour!”.

Ma c’è chi pensa anche al “dopo”, a come sarà la nostra società una volta archiviata questa emergenza. Dora ha le idee chiare: “Il lavoro sarà sempre quello, ma in ognuno di noi questa esperienza lascerà per molto tempo un senso di ansia e di frustrazione. Io mi sforzo a vivere questo periodo come una fase di transizione che spero finisca presto. Non credo di essere psicologicamente provata, ma la paura di restare contagiata e magari di trasmettere il virus alla mia famiglia sicuramente c’è”.

Per Massimiliano, invece, nulla sarà più come prima: “Non si potrà fare finta che non sia accaduto nulla – dice – per cui, non appena l’emergenza sarà finita, cercherò comunque strumenti e metodologie per migliorare la salvaguardia della mia salute e di tutte le persone che incontro nel mio lavoro. La sicurezza assoluta non c’è, ma utilizzare i dispositivi più adatti e le metodologie di sanificazione più efficaci sarà uno dei miei obiettivi”.

“Noi ce la stiamo mettendo tutta – conclude Maria – rischiando in prima persona la nostra salute. La tensione emotiva e fisica è enorme. Non so come diventeremo dopo questa esperienza, adesso sono concentrata sul presente. L’obiettivo è tutelare la salute dei nostri clienti perché le persone vengono prima di ogni cosa e, anche noi che ogni giorno continuiamo a lavorare, siamo persone come voi. Con le stesse ansie e le stesse paure”.

Ogni volta che entriamo in un supermercato, in una tabaccheria o chiediamo una consegna a domicilio, proviamo a pensare che, in questa fase, non tutto ci sia dovuto ma che se troviamo ancora la nostra marca preferita di biscotti, le sigarette e ci arriva a casa il caffè per la nostra macchina espresso, è perché ci sono loro. Eroi senza volerlo.

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