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di Anna Maria Durante

Lo sviluppo dello smart working, fortemente incoraggiato dagli ultimi decreti, oggi è possibile grazie alla diffusione delle reti internet. Il lavoratore che esce dalla tradizionale realtà aziendale(quattro pareti, scrivania, la foto della famiglia vicino al pc, il calendario e la macchinetta del caffè) si trova, in questi giorni di reclusione forzata, nell’inedita necessità di fondere – in un’unica location – vita privata e vita professionale.

In realtà, secondo le ultime ricerche, i vantaggi di questa modalità lavorativa sono assai di più degli handicap. Lo smart working, infatti, genera un aumento della produttività, minimizza l’antagonismo, salvaguarda l’ambiente e, sul piano personale, riduce gli spostamenti (e dunque i costi), migliora la qualità della vita, dilata le occasioni di tempo libero, prevenendo lo stress da “congestione urbana”.

Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il fenomeno era già in costante crescita, ma in alcune realtà aziendali, la sua applicazione – nell’era del pre-virus – era ancora improponibile. Il timore maggiore era, infatti, la perdita del controllo diretto sulla produttività del lavoratore. Ma, ora, è bastato un colpo di tosse per strutturare con urgenza il “lavoro agile” o più comunemente chiamato “lavoro da casa” che tanti dipendenti anelavano.

Era venerdì 6 marzo quando mio marito, appena tornato dal lavoro, mi ha comunicato che dal lunedì successivo avrebbe iniziato a lavorare da casa. L’azienda, infatti, con una mail, chiedeva urgentemente ad ogni dipendente di comunicare l’inventario dei device a disposizione: smartphone, laptop, pc e linea wifi o un abbonamento telefonico con giga. Lunedì 9 marzo, dopo l’ultimo fine settimana di “libertà vigilata”, il picco della pandemia e Italia chiusa per Covid 19.

Come ogni inizio settimana, quel lunedì la sveglia è suonata puntuale per andare al lavoro; ci siamo guardati in faccia e abbiamo pensato che, senza prendere la statale 16, i 30 minuti di percorrenza, andavano fatti dal letto al bagno fino alla cucina e, una volta giunti in salotto, avremo trovato il nostro nuovo ufficio domestico.

Ore 8,45 prima call (chiamata video attraverso il computer) tra colleghi per il caffè virtuale; quello che prima era il rituale ritrovo davanti alla macchinetta del caffè per raccontarsi come era trascorso il weekend, ora era dentro lo schermo del computer. Tema del giorno il bollettino medico di ognuno: “Tutti bene? Io sì. Io sì. Io sì. Anche io, oggi ho finito la quarantena. Io no, mi rimettono in quarantena, ho ancora qualche sintomo influenzale, ma mi fanno il tampone…”.

Ore 9,00 la call-conference col capo e con tutto il resto dello staff per capire come continuare a lavorare con i cantieri aperti, i clienti da contattare, il fatturato da non far crollare.

La mattina prosegue e, tra una mail ed una telefonata, si fa la lista della spesa, si preparano i nuovi device (dispositivi), mascherina, guanti monouso.

Quasi a fine riunione: rimbomba nella call: “Da domani dovete iniziare a programmare alcuni giorni di ferie, perché potrebbe esserci la necessità di ricorrere alla Cassa integrazione per superare la crisi”. La cassa integrazione, ammortizzatore sociale ormai “cura Italia”, è dietro l’angolo. La recessione globale è già realtà.

Mentre la call incalza e ogni collega comunica esigenze, difficoltà e problemi di connessione alla rete, il server non risponde, forse è caduto. Siamo in ciabatte, sembriamo in salotto, ma siamo in ufficio e – mentre si prepara il pranzo in famiglia – la call finisce e ci si saluta con l’augurio di sentirci l’indomani.

La resilienza è alla base di questo smart working perché devi interfacciarti in maniera virtuale, spigolando tra nuovi metodi e vecchie abitudini. Il tempo ora è dilatato, la giornata vola via restando in casa e ci si inventa chef, giardinieri, imbianchini, scrittori, blogger e sportivi da salotto, tra una telefonata di lavoro, un po’ di autocad, le e-mail, i genitori lontani che chiamano facendo finta di non essere preoccupati, gli amici che intasano le chat con video divertenti per ridere e mantenere alto l’ottimismo.

Noi dello smart working siamo i veri privilegiati; lavorando da casa facciamo la differenza per rallentare la diffusione del virus, aiutando chi deve continuare a lavorare a contatto con le persone.

C’era un “prima” del Covid 19, ora c’è l’emergenza Covid 19, ci sarà un “dopo” che ci farà dimenticare che ogni cittadino ne è stato artefice e responsabile. Perciò se ci dicono “state a casa”, stiamo a casa!

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato” (Il mondo come io lo vedo – 1931 – Albert Einstein).

 
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