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“E’ la fine il principio di tutto”, scriveva Thomas Stearns Eliot nella sua apologia sulla rinascita. E, anche se non è facile, come canta Vasco, “trovare un senso a certe cose”, quando il virus sarà finalmente debellato, qualcuno potrebbe anche risvegliarsi in un mondo migliore.

Avremo tutti qualche cicatrice in più ma, tra le macerie fumanti del post-virus, scopriremo che la quarantena forzata avrà anche guarito molte ferite.

E allora, oltre la siepe della pandemia, ecco il lato più nobile del Covid-19.

Una più elevata alfabetizzazione digitale

Prima del virus alcune fasce della popolazione non avevano alcuna familiarità con i digital-device (pc, tablet, smartphone). Oggi, invece, anche grazie al boom dello smart-working, il gap con le nuove generazioni si è quantomeno ridotto. E chissà che qualche azienda locale, come avviene in altre parti del mondo, non comprenda che questa formula – che non riduce in alcun modo la produttività dei dipendenti – potrebbe essere la regola e non solo l’eccezione.

Reclusi nelle nostre dimore, abbiamo scoperto le sconfinate potenzialità della rete diventata, a tutti gli effetti, un bene essenziale. Abbiamo imparato a mandare bonifici online, a ricaricarci il telefono da internet, a riempire i carrelli della spesa con un clic. Insomma, anche se esistono degli effetti collaterali (vedi la “sindrome da disconnessione” che minaccia le nuove generazioni), in queste settimane, abbiamo preso confidenza con supporti informatici che prima ci sembravano inaccessibili e persino ostili. E questo, quando tutto sarà finito, ci tornerà utile.

Aria e mare meno inquinati

Grazie alla sua vicinanza con il mare, la città di Cesenatico non ha mai avuto particolari problematiche legate all’inquinamento dell’aria (al massimo, in questi anni, abbiamo sopportato la puzza del depuratore), ma chi lavora nelle province vicine conosce molto bene gli effetti nocivi delle polveri sottili. Nei primi tredici giorni del 2020, Arpae aveva registrato nella provincia di Forlì-Cesena già undici sforamenti nei dati di pm10 e tante città della nostra regione, prima dell’emergenza coronavirus, si apprestavano a varare un rigido pacchetto di misure emergenziali. Poi è arrivato il Covid-19 e, grazie alla paralisi del traffico e soprattutto di molte fabbriche, i parametri sono tornati nella normalità.

Della chiusura degli stabilimenti industriali imposta ieri sera dal Premier Conte, invece, ne beneficerà sicuramente il mare di Cesenatico, interessato la scorsa estate da ripetuti episodi d’inquinamento da escherichia coli con tanto di divieto di balneazione. Il problema, come noto, è circoscritto in particolare nelle aree di mare antistanti le foci dei fiumi (canale Tagliata, sbocco del porto, foce del Rubicone) perché lì defluiscono gli scarichi delle aziende dell’entroterra e dunque lì proliferano i batteri più pestiferi. La chiusura di molte fabbriche, dunque, questa primavera ridurrà sensibilmente il problema degli scarichi nocivi regalandoci, con ogni probabilità, la prossima estate il mare più pulito degli ultimi decenni.

Una mano tesa ai ludopatici

E’ uno degli aspetti più positivi: lo stop alle slot-machine imposto dall’Agenzia per le Dogane e i Monopoli che, in questi giorni di Apocalisse, ha sospeso anche Lotto e Superenalotto (a proposito, perché non devolvere il Montepremi rimasto alle terapie intensive?). Dispiace per i tabaccai, che vedranno ulteriormente assottigliarsi i loro già risicati margini di guadagno, ma molte famiglie della nostra città tireranno un sospiro di sollievo.

Il problema delle ludopatie, infatti, è molto diffuso anche a Cesenatico, dove si registrano tanti casi di persone affette dalla sindrome del gioco. Ci sono profili conclamati (quelli che avrebbero bisogno di un sostegno terapeutico) e poi ci sono i profili più “camuffati”, come la casalinga che gioca 100 euro di schedine al lotto ogni settimana o l’anziana che, anziché comprarsi le medicine per la pressione, si sputtana tutta la pensione al bingo. Insomma, è chiaro che quello del gioco è un asset rilevante della nostra economia ma se, per una volta, mettiamo al primo posto la salute, non si può non ringraziare il Covid-19.

Niente “maria” per i nostri giovani

Certo, per chi se la coltiva in casa (e a Cesenatico sono in tanti) non cambierà nulla. Ma è certo che, in questo scenario da coprifuoco, la filiera dello spaccio di marijuana in città ha subìto una battuta d’arresto.

Il problema, per quanto culturalmente sottovalutato, è molto diffuso tra le nuove generazioni, dove il rito dello spinello – celebrato tra le altalene dei giardini al mare – è ormai diventato una prassi quotidiana. Peccato che, come ha più volte denunciato il Sert, la cannabis oggi in commercio contenga anche additivi chimici pericolosi per il sistema neurologico dei giovanissimi. Dunque, il break imposto dal Covid-19 potrebbe rivelarsi salvifico per molti adolescenti. E il discorso riguarda anche l’alcol. Un periodo di “detox” per le funzioni epatiche dei nostri giovani non farà male.

Famiglie più unite

“Non è così male stare a casa. Io, ad esempio, ho fatto amicizia con i miei genitori, che conoscevo solo di vista. Brave persone, cordiali ed ospitali”. E’ uno degli aforismi più gettonati e divertenti letti in questi giorni sui social. E forse anche uno dei più veri. Rinchiudere in casa marito e moglie per un mese non sarà forse la soluzione per avere meno morti, ma non c’è dubbio che questa convivenza forzata, in molte occasioni, abbia contribuito a ricompattare nuclei familiari ormai allo sfascio.

C’è chi ha riscoperto il rito italico del “pranzare tutti assieme”, chi quello di godersi un film raggomitolati sul divano. E anche se non si può più uscire dal balcone senza cantare una canzone, non c’è dubbio che i flash-mob familiari saranno una delle poche cose belle che ricorderemo di questi giorni infausti.

La clausura, non c’è dubbio, avrà anche acuito molte tensioni, però ci ha regalato più tempo da trascorrere con i nostri figli, restituendoci quel senso di intimità perduto. Insomma, un mese fa eravamo tutti lì a discutere della lite tra Bugo e Morgan, domani forse – riscoprendo gli affetti più autentici – avremo tutti le idee un po’ più chiare su cosa conta e cosa no.

 
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